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Il diritto allo Studio, lo Stato sociale e la Costituzione, di M. Foroni
Se un cittadino ricco e uno povero si presentano, per una emergenza, al pronto soccorso perché bisognosi di cure, non pagano nulla e vengono assistiti allo stesso modo. Tutela della salute, fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (art. 32 della Costituzione). Come si finanzia la sanità pubblica? Attraverso la fiscalità generale, dove in base al sistema fiscale progressivo chi più ha, più contribuisce. Lo dice, sempre, la Costituzione.
Ciò vale anche per la scuola e l’Università pubblica, ovvero per quell’insieme di prestazioni e servizi pubblici che, insieme ad altre, caratterizzano e definiscono i diritti di cittadinanza. Si chiama Welfare state, ovvero Stato sociale di diritto. Richiamato da numerosi articoli della nostra Costituzione. Lo Stato sociale di diritto si fonda, oltre che sul diritto al lavoro, su tre pilastri fondamentali: il diritto alla salute, il diritto allo studio, il sistema previdenziale/assistenziale.
Il diritto allo studio è uno dei diritti fondamentali ed inalienabili della persona, come enunciato dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani dell’ONU (art. 26).
Nell’ordinamento italiano il diritto allo studio è un diritto soggettivo che trova il suo fondamento nell’art. 34, comma 3 e 4, della Costituzione: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.”
Il diritto allo studio si differenzia dal diritto all’istruzione che è il diritto, sancito dai primi due commi dell’art. 34 per i quali “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.”
Il diritto allo studio riguarda dunque il percorso scolastico successivo all’obbligo e quello universitario, canali di formazione non obbligatori che il cittadino ha libertà di intraprendere e di concludere e che lo Stato deve garantire attraverso l’erogazione di borse di studio a coloro che si dimostrano capaci e meritevoli ma privi di mezzi economici.
La Costituzione della Repubblica anticipa e amplia tale diritto rispetto alla Dichiarazione universale dei diritti umani, per quanto riguarda l’istruzione nell’articolo 33 e soprattutto nell’articolo 34, che parla di scuola aperta a tutti e di istruzione inferiore gratuita da impartirsi per almeno otto anni; l’obbligo di frequenza e la gratuità non riguardano, al contrario, l’istruzione superiore e quella di livello universitario.
Appare evidente la concezione dell’istruzione e della cultura come un servizio pubblico necessario ad assicurare il pieno sviluppo della persona umana, rispetto alla condizione di partenza sfavorevole di qualcuno. Ciò secondo il principio democratico della pari opportunità per ogni individuo. Quindi, l’impegno dell’autorità pubblica, come richiesto dall’art. 3, secondo comma della Costituzione, consiste nella rimozione di quegli ostacoli di ordine economico-sociale che caratterizzano il cammino di individui capaci e predisposti allo studio avanzato.
L’art. 33 della Costituzione afferma che la Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Secondo precedenti sentenze della Corte Costituzionale il diritto di accedere e di usufruire delle prestazioni, che l’organizzazione scolastica è chiamata a fornire, parte dagli asili nido e si estende sino alle università.
Per quanto riguarda gli studi universitari, il dpr 24 luglio 1977, trasferì le funzioni delle opere universitarie alle Regioni. La normativa che regola i principi del settore è Decreto Legislativo 29 marzo 2012, n. 68 che all’art.1 afferma: “Il presente decreto, in attuazione degli articoli 3 e 34 della Costituzione, detta norme finalizzate a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano l’uguaglianza dei cittadini nell’accesso all’istruzione superiore e, in particolare, a consentire ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, di raggiungere i gradi più alti degli studi. A tale fine, la Repubblica promuove un sistema integrato di strumenti e servizi per favorire la più’ ampia partecipazione agli studi universitari sul territorio nazionale”.
La promozione di un “sistema integrato di strumenti e servizi” si può effettuare anche attraverso la progressiva riduzione e gratuità delle tasse di accesso, che saranno a carico della fiscalità generale. Per la quale la Costituzione ci dice, art. 53, che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, e che il sistema tributario è informato a criteri di progressività: ovvero le tasse si pagano in base al reddito e ai patrimoni e chi più ha, più contribuisce. Regola fondativa, secondo il pensiero dei costituenti, del nostro stare insieme collettivo.
Marco Foroni
Riflessione sulla sinistra, di M. Pasquini
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Certo e’ che in questo periodo nella variegata sinistra c’e’ fermento, da qualunque angolature la si veda e’ in atto un ricco e anche variegato dibattito. Vorrei dire la mia. Dall’angolatura di uno di sinistra, dirigente di un sindacato, senza tessera di partito da dieci anni.
Vorrei inizialmente sgomberare il campo da una cazzata che sento spesso ripetere ma tale e’ anche se ripetuta. Mi riferisco alla questione autonomia del sociale e autonomia della politica. Questa e’ una stupidaggine. Non esistono lotte e conflitti senza produrre rappresentanza e sintesi , non esiste rappresentanza, per la sinistra, senza lotte e conflitti. Chi continua a perseverare su questo dualismo e’ ipocrita. Non a caso la Coalizione sociale che aveva proposto Landini e’ per esempio fallita. Fallita nel momento in cui Landini ha negato di rapportare questa anche ad una rappresentanza e sintesi politica.
Io che agisco nel sociale e le mie compagne e i miei compagni dell’Unione Inquilini le nostre cose le facciamo in piena autonomia e senza dipendere da nessuno , ma sentiamo anche la mancanza di una rappresentanza politica che sappia fare sintesi delle nostre lotte e produca innalzamento dei diritti sociali e sappia garantire la possibilita’ di produrre alternativa allo stato di cose presenti.
Da questo punto di vista io non ho bisogno di una sinistra che al massimo produce o propone una rappresentanza di tipo identitaria, come se la partecipazione alle elezioni rappresentasse solo l’occasione di affermare una mera diversità.
Ne’ tanto meno, ho bisogno di una sinistra che si presenti con un orizzonte di una parola che nel cittadini tutti e’ assai squalificata: centro sinistra. Questa parola per i piu’ rappresenta e sintetizza i guasti sociali prodotti negli ultimi 20 anni. Ed in ultimo ancora nessuno riesce a spiegarmi nel centrosinistra chi sarebbe il.centro e chi la sinistra, questo come elementare elemento di chiarezza.
Insomma ho cercato di rappresentare dubbi e impressioni che mi attraversano e con i quali quotidianamente mi rapporto. Per esempio ogni volta che si rinvia uno sfratto esultiamo giustamente ma poi ? La prospettiva deve essere solo il prossimo picchetto? E il prossimo rinvio fino a quando non verra’ eseguito? Ci piace questa forma di conflitto ma senza che questo produca la politica , politica abitativa che garantisce il passaggio da casa a Casa e cosi’ siamo spuntati e a volte involontariamente riversiamo su quella famiglia la nostra voglia di conflitto. Ma quella famiglia desidera conquistare il passaggio da casa a Casa e noi su questa cosa ci sbattimento la testa e diventiamo impotenti perché a volte oltre il conflitto solidale non andiamo.
Massimo Pasquini
Segretario generale dell’Unione Inquilini
60° Trattato di Roma, di S. Valentini
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Vedo parecchia confusione nelle celebrazioni dei Trattati di Roma. Si confonde Unione Europea, Euro ed Europa.
L’Europa è una entità politica e culturale e geografica che va dagli Urali ai Pirenei, da Capo Nord a Pantelleria. La costruzione degli Stati Uniti d’Europa non può assolutamente prescindere da questo tratto distintivo. Lo sapeva bene Altiero Spinelli con il suo Manifesto di Ventotene e non a caso non era molto entusiasta di questa UE. Ma nessuno lo rammenta.
A proposito di Ue si dice che senza questa unione non ci sarebbero stati oltre 60 anni di pace nel vecchio continente. Grande bugia. La pace in Europa è stata garantita purtroppo dalla guerra fredda, con la divisione del Continente tra Patto Atlantico e Patto di Varsavia.
L’Ue di oggi non è la figlia dei Trattati di Roma, bensì del Trattato di Mastricht del 1992 firmato da 12 Paesi, tra cui l’Italia, da cui si partì per giungerte agli attuali 27 paesi.
Un trattato fortemente ispirato al liberalismo politico ed economico e alla supremazia del mercato. Altro che Repubblica fondata sul lavoro come recita la nostra Costituzione!
L’euro è stato adottato solo da alcuni paesi dell’Unione. La Ue ha due velocità nelle politiche monetariste quindi già esiste.
Nella costruzione dell’area dell’euro in questi anni non si è tenuto conto in modo sufficiente di realizzare politiche fiscali, sociali, ecc.
Quando si afferma che si vuole ristrutturare l’UE occore dire fino in fondo tutta la verità. L’UE ho rappresenta un passaggio per costruire gli Stati Uniti d’Europa, cioè un’Europa dei popoli o è destinata a divenire sempre più una delle principali centrali di potere del capitale finanziario nell’epoca della globalizzazione capitalistica.
In questo ambito si pone la questione sia del governo europeo, espressione di un parlamento che abbia poteri sostanziali che delle sorti dell’Alleanza Atlantica e della Nato. Un’Europa che non ha una sua totale autonomia politica e militare, che includa anche l’aspetto non secondario della sicurezza, non sarà mai un’entità unitaria sovrana.
Basta perciò con le ipocrisie di un europeismo che non pone al centro della sua attività la crescita e il benessere dei popoli europei.
Sandro Valentini