epidemia
“CATEGORIE” e “CLASSI”- Necessità di una critica radicale al modello neo /ordo-liberista. di P. P. Caserta

È ovvio che nelle proteste di questi giorni ci siano anche infiltrati, facinorosi di varia collocazione e post-sempre-fascisti che cercano di toccare palla. Non mi pare, però, si possa dubitare che la larga parte sia costituita da uomini e donne messi a dura prova dalla crisi. Non può trovare uno spazio di realtà il moralismo di chi liquida le proteste in blocco per via di alcuni facinorosi. Ma il culmine del moralismo sta forse nel pensare che chi ha fame conservi un contegno e modi gentili. Non è così e non è mai stato così. <Un governo né carne né pesce fa un mini-lockdown per non doversi far carico fino in fondo della sofferenza sociale generata da una crisi che morde sempre di più. Piuttosto, lockdown come si deve ma allora reddito di quarantena per tutti fino alla fine dell’emergenza pandemica!> L’alternativa, se si vuole, è la Svezia, ma l’italica paternalistica viuzza di mezzo che questo governicchio esprime sta facendo montare la rabbia sociale, questo è il punto, a mio avviso. In situazioni di grave emergenza devi più che mai scegliere una linea, se cammini in mezzo resti schiacciato, come dice il saggio. Se dico questo, per inciso, non è perché io minimizzi il Covid, ma proprio per il motivo opposto. Non minimizzo né il Covid, né l’acuta crisi che il Covid ha enfatizzato.
Appurato che una larga parte della protesta non è fascista né camorrista (senza escludere la presenza anche di questi e di altri elementi), per chi volesse prendersene la briga rimane il compito di leggere la protesta e trasformarla in una chiaro progetto politico di critica radicale al modello egemone neo /ordo-liberista, che ha prodotto i gravi squilibri esaltati dalla crisi.
Il lessico che ricorre in questi giorni racconta una storia eloquente, si parla di “categorie”, mentre il concetto di “classe” è ovviamente lontano, da tempo spazzato via dall’individualismo post-borghese (e iper-borghese al tempo stesso). Le “categorie”, ciascuna con le proprie istanze particolare e circoscritte, intendiamoci tutte legittime, ma inevitabilmente limitate nello scopo, sono l’evidente prodotto della da tempo avvenuta decomposizione del concetto di classe, frammentato in una serie di segmenti spesso incomunicanti con interessi particolari. (Molto ha contribuito anche la deleteria retorica della “società civile”). Eppure è lo stesso il modello che ha tagliato la spesa pubblica, i salari e le pensioni, la sanità, la scuola pubblica. Credo, inoltre, che questa necessaria critica radicale al modello neo /ordo-liberista debba passare anche, per la nostra parte, per l’obiettivo di una rappresentanza globale del mondo del lavoro, che richiede anzitutto, come la situazione appunto conferma ampiamente, schemi interpretativi empirici e non preconfenzionati.
Pier Paolo Caserta
Il colpo di stato di Orbàn. di A. Angeli
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A coloro che verranno ( Bertolt Brecht )
Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l’ha saputa ancora.
Quali tempi sono questi, quando
discorrere d’alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!
E l’uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell’affanno?
È l’incipit della lunga e bellissima poesia che inizia: “ Davvero, vivo in tempi bui!”, in cui il riferimento alla dittatura hitleriana è palese. Dittatura che non solo portò alla morte di milioni di persone nei campi di concentramento, ma costrinse molti artisti e scrittori a scappare dalla Germania, tra cui lo stesso Bertolt Brecht. La poesia risale, infatti, all’esilio danese di Brecht e allo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939. Nella seconda parte della poesia possiamo leggere la ribellione contro il regime hitleriano, pur essendo egli cosciente di non poter ottenere grandi risultati. Tuttavia, nel prosieguo del testo, l’autore esprime l’intima soddisfazione e orgoglio per essere riuscito a minare l’autorità dei potenti. L’ultima parte della poesia manifesta l’appello alla coscienza e alla lotta democratica rivolto alle generazioni future, con la speranza che riescano a portare a termine la lotta contro le ingiustizie e le discriminazioni iniziata dai loro padri.
A noi la notizia è stata data, l’Europa ha come socio un governo fascista: Viktor Orbàn, primo ministro dell’Ungheria si è fatto attribuire pieni poteri dal parlamento, nonostante la forte contrarietà dell’opposizione. Scopriamo così che Il virus Covid19 contagia anche le fondamenta della democrazia rappresentativa e parlamentare, fino a indebolirne le funzioni costituzionali, poste sotto condizionamento dalla necessità di una rapida risposta all’epidemia, determinando così uno stato di emergenza che favorisce il rafforzamento dei singoli governi. Un fatto inedito, che impone l’annichilimento di ogni afflato alla libertà e mobilità, motivato e giustificato dall’inderogabile necessità sanitaria che impone l’adozione di misure e provvedimenti di isolamento e distanziamento dei cittadini, obbligati al rispetto del lockdowm. Forzando questo stato di necessità , che pur deve comunque attivarsi nel rispetto delle prerogative del Parlamento, il primo ministro Ungherese, ottenendo i pieni poteri dal Parlamento Ungherese ( dalla sua maggioranza: 138 si contro 53 no ) ha completato il ciclo autoritario, da tempo in corso di sperimentazione, sfidando le norme dell’Europa in materia di democrazia e di rispetto delle minoranze. I quattro di Visegrad: Ungheria, Polonia Repubblica Ceca e Slovacchia, da tempo si sono posizionati su un terreno di sfida alla storia democratica dell’Europa.
Con il colpo di stato di Orbàn, il disegno di una balcanizzazione sovranista dell’Europa muove i primi passi, offrendosi quindi come punto di riferimento per i sovranisti dell’Europa. Da noi, i sovranisti di casa, Meloni, Salvini, ( FI o Tajani non si è pronunziata ) non hanno certo perso l’attimo, manifestando immediato intesse per il colpo di stato compiuto dal camerata Orbàn, mentre si sbracano contro i provvedimenti di Conte, con i quali è imposto il lockdowm agli italiani per combattere efficacemente l’epidemia del covid19 , una risposta dall’Europa è dovuta, rapida e decisa: Orbàn deve essere espulso dal consesso Europeo e rivolgere un deciso richiamo agli altri rimanenti soci del gruppo di Visegrad: cancellare tutti i provvedimenti autoritari adottati e in netto, chiaro contrasto con la tradizione democratica dell’Europa.
Alberto Angeli