elezioni inglesi
Ti sarò sempre grato compagno Corbyn. di G. Giudice
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E’ forse destino della sinistra socialista, la sconfitta. Ma una sconfitta che è venuta in seguito ad un periodo, in cui idee e fatti concreti si sono realizzati ed hanno lasciato il segno. Lo è stato per gli austromarxisti, per G.H,Cole , Bevan, Benn in Inghilterra, per Lombardi in Italia. Ma voglio comunque esprimere la mia profonda gratitudine a Jeremy Corbyn, un compagno , che ha avuto una coerenza ed una fedeltà agli ideali socialisti, trovandosi in minoranza , anche momenti più difficili. Un esempio non solo per socialisti. Ed il grande merito di aver operato una rottura non solo politica , ma anche psicologica , con quelle derive di destra neoliberali (che tanto piacevano a molti postcomunisti e postcraxiani, nonché a Repubblica) di piena subalternità al finanzcapitalismo. Corbyn , dato per out-sider vince in modo netto tre congressi del Labour Party, nel 2015, nel 2016. E’ l’oggetto di attacchi forsennati di tutto l’establishment economico , politico e finanziario e dei mezzi di comunicazione ad essi legati. Quale quello odioso e falso di antisemitismo, solo per sua forte ed intransigente critica alla politica colonialista del governo israeliano (mentre l’Europa taceva). Odiato perché attaccava la politica criminale della monarchia saudita verso lo Yemen e la condanna ai governi europei (compreso quello inglese) di vendere armi ed aerei ai sauditi. Accusato di estremismo, quando il suo programma economico e sociale era proprio di una socialdemocrazia radicale ma innovativa. Riuscì a prendere il 40% alle elezioni del 2017 su questo programma. Poi abbiamo avuto una fase molto convulsa (e di cui abbiamo parlato a lungo) ….la questione della Brexit. Su cui nel partito c’erano posizioni articolate, da quelle eurocritiche di Corbyn e Mc Donnell , favorevole ad una soft brexit, a quelle più pro-ue che non erano certo limitati ai blairiani, piccola minoranza (alcuni anche usciti dal partito) , ma anche a settori che condividevano in larga parte il programma di Corbyn. Ma certo lo stesso Corbyn era contro la Brexit dei conservatori, finalizzata a fare della GB una colonia USA. E ci sono stati momenti molto difficili di cui abbiamo parlato a lungo e non mi dilungo, nel gestire una situazione complessa con una coperta troppo corta ec in cui è difficile non commettere errori. Certo il Labour ha subito una sconfitta. Ma su un programma fortemente riformatore ed ambizioso ha preso il 32,5%, 10 milioni e mezzo di voti (più di quanti ne prese Blair nel 2005). Non so quale partito della sinistra in Europa è in grado di giungere neanche ad un terzo di quei voti. Certo Corbyn ha accettato la sconfitta, ha evidenziato anche i suoi errori e però ha fornito anche una spiegazione di essa. Ed è rimasto in carica per il tempo necessario per trovare un nuovo leader. Che Keir Stammer (che ha scelto come vice Angela Rayner) potesse essere il nuovo leader era dato per scontato. Ora , non ho molte informazioni , ma avendo letto interviste del nuovo leader ed articoli su Stammer, credo sia profondamente errata l’idea di considerarlo un blairiano. E’ stato contro la guerra in Iraq, Diciamo che nel Labour ha una posizione definibile di centro-sinistra. Ha dichiarato che manterrà punti qualificanti del programma come quello delle socializzazioni, si è dichiarato convintamente socialista. Il suo più grande difetto : essere troppo pro-ue. E comunque la sua vice Angela Rayner è della sinistra (anche se non proprio blairiana) , viene da una famiglia poverissima ed è fortemente impegnata a recuperare il voto operaio nel nord-est inglese. E comunque Stammer e la Rayner se la dovranno vedere con il dramma di questa terribile pandemia. Ma la mia nota è dedicata al compagno Jeremy. Perchè ci ha acceso una speranza. E dopo questa terribile prova a cui è sottoposta l’umanità, la speranza socialista dovrà rinascere; alternativa sarebbe peggio della barbarie.
Giuseppe Giudice
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Io resto con Corbyn e Mc Donnell. di G. Giudice
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Perché sono socialisti veri. Sono compagni seri perché hanno saputo fare una seria autocritica, Sono pienamente disponibili a farsi da parte, ma hanno dichiarato che il loro dovere è garantire che la nuova classe dirigente dovrà garantire la continuità del programma (che resta , soprattutto in una fase come questa, il più avanzato ed organico progetto per la sinistra e per la rifondazione del socialismo democratico vero (che è rottura con la le derive neoliberali dei vari establishment socialdemocratici europei (che hanno prodotto una forte caduta dei loro consensi).
Del resto, da un sondaggio la maggior parte della popolazione apprezza i vari punti di quel programma. “non siamo stati in grado , però, dice lo stesso Corbyn , di trasformare quel consenso sociale, in un consenso maggioritario al nostro partito (che comunque ha preso più di 10 milioni di voti. Ed ha anche indicato i motivi di questa mancata trasformazione. Dalla proposta (che lui stesso ha dovuto sorbire) di un secondo referendum sulla Brexit, alla difficoltà di recuperare un rapporto con quelle aree che sono state colpite dalla desertificazione industrale, che, come dice Corbyn, fu il frutto di una precisa volontà politica , già negli anni ’80, da parte della Thatcher (ed accettata poi da Blair) di puntare tutto sulla finanziarizzazione dell’economia. E comunque , rimando alla lettura dell’artcolo, del senso di impotenza di queste popolazioni che hanno subito un profondo rifiuto delle politica.
Del resto viste dall’interno , le cose sono molto più complesse da come sono viste in Italia. E come non dimenticare la campagna martellante contro la dirigenza del Labour con le risibili accuse di “bolscevismo” , antisemitismo e via discorrendo. Sulla UE. Corbyn , in diverse interviste , ha sempre espresso la sua profonda criticità verso la UE, vista come fonte delle politiche neoliberiste, di austerità e contestato la subalternità delle socialdemocrazie a tali impostazioni. Lui voleva infatti una Brexit che mantenesse l’unione doganale (insomma la vecchia Cee) e rifiutasse le regole del mercato unico.
Sappiamo che, anche tra i suoi sostenitori, come Nomentum , che comunque ha svolto un prezioso lavoro presso i giovani precari del nuovo proletariato del terziario, si voleva un ritorno nella UE nell’illusione che una vittoria laburista potesse innescare un processo di riforma profonda della UE stessa. Comunque c’è da dire che tra il 60% dei giovano dai trentacinque anni in giù ha votato Labour. E non è cosa da poco. E davanti a Johnson non vi saranno giorni tranquilli. Comunque spero ardentemente che la nuova dirigenza del Labour (e vi sono le condizioni per sperarlo) vada avanti lungo le linee indicate dal programma. Resta sempre un fondamentale punto di riferimento.
Giuseppe Giudice
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