Marx
La questione delle donne e il socialismo (Marx ed Engels). di A. Angeli

Un richiamo a Friedrich Engels e al suo contributo nel campo dell’analisi dei rapporti tra genere e classe, in particolare del rapporto tra donne lavoratrici e socialismo.
Il 14 marzo 1883 muore Karl Marx, lasciando nello sconforto l’amico e collaboratore Friedrich Engels, al quale rimaneva in eredità il ricco patrimonio di lettere e appunti rimasti incompiuti. Proprio mentre stava riordinando questa mole di documenti a casa di Marx trova una serie di appunti basati sulla lettura dell’opera dell’antropologo americano Lewis Henry Morgan, il cui ultimo libro, The Ancient Society, era stato pubblicato qualche anno prima. Dalle lettere emerse che tra i due c’era stato un fitto scambio su questo argomento, così Engels si propose di sistematizzare alcune idee in proposito. Utilizzando le note etnologiche di Marx, Engels sviluppa un’analisi storica e materialistica delle organizzazioni sociali, in particolare dei cambiamenti nelle forme di parentela, della famiglia patriarcale, dell’istituzione del matrimonio e della monogamia. Il suo libro “L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”, fu pubblicato per la prima volta nel 1884 e da allora è stato considerato un’opera chiave per il femminismo socialista.
Engels aveva 24 anni quando fu pubblicato il saggio di Lewis, in cui veniva evidenziata l’oppressione che pesava sulla condizione delle donne lavoratrici in Inghilterra, un testo del 1845, che proseguiva affrontando la situazione della classe operaia Inglese, mettendo in evidenza la reale vita della classe operaia, le sue condizioni di lavoro, del sovraffollamento delle città e dei grandi disagi, che per il sociologo sono l’humus su cui fondare e far crescere le varie correnti socialiste, dal socialismo utopico al comunismo. Per Engels, questo testo, come chiarisce nell’edizione del 1892, costituisce un contributo su cui proseguire nella costruzione del suo lavoro teorico verso il socialismo scientifico, che proseguirà nel corso degli anni anche con l’aiuto di Marx. Il saggio di Engels offre una visione sconvolgente della società capitalista. Racconta lo shock che si prova entrando a Londra, risalendo il Tamigi. Il viaggiatore è affascinato dalla concentrazione urbana e dalle caratteristiche signorili degli edifici, dalle barche, tutti i segni di una fiorente civiltà. Una civiltà raggiunta a caro prezzo e con sacrifici inimmaginabili per gran parte della popolazione, a vantaggio di pochi. Il quadro offerto dall’analisi di Engele evidenzia le brutali disuguaglianze causate dal capitalismo, dove ogni “miracolo di civiltà” è costruito sull’oppressione di gran parte di questa stessa società, di chi non ha nulla, i proletari. Engels ci trasporta nei quartieri popolari, alla scoperta di strade sporche e strette, di case non riscaldate e di scarsità di cibo. Ed è allora che fa particolare riferimento alle donne lavoratrici, che sono la maggioranza nei laboratori tessili, che lavorano 10 o 12 ore al giorno come le loro compagne, ma ricevono salari più bassi, che in tempi di crisi sono le prime ad essere licenziate, e che quando tornano a casa devono occuparsi della cucina, delle pulizie e della cura dei bambini. E anche se ancora non troviamo qui una teorizzazione sul ruolo delle donne della classe operaia nella società capitalista, Engels insiste ripetutamente sul fenomeno sociale che colpisce in particolare le donne. L’ordine sociale capitalista, afferma, disintegra la famiglia della classe operaia, rendendo impossibili le sue condizioni di esistenza:
“Così l’ordine sociale fa quasi impossibile all’operaio e alla vita di famiglia; una casa inabitabile e sporca che è appena sufficiente per il rifugio notturno, male ammobiliata e spesso senza riparo dalla pioggia e non riscaldata, una atmosfera umida in una camera piena di persone, non permettono alcuna vita famigliare; l’uomo lavora tutto il giorno, forse anche la moglie e i ragazzi più vecchi e tutti in luoghi diversi; essi si vedono soltanto alla mattina ed alla sera, da qui le visite continue alle bettole; dove può esistere la vita di famiglia? Tuttavia l’operaio non può sfuggire alla famiglia, egli deve vivere nella famiglia e ne sono conseguenza le continue liti, le discordie che agiscono sui coniugi e specie pei ragazzi nel modo più demoralizzante”
Il saggio mostra come nelle fabbriche tessili lavorino donne di età compresa tra i 15 e i 20 anni, e anche un gran numero di bambini è impiegato in questi lavori. Engels fa notare che spesso le lavoratrici “tornano in fabbrica tre o quattro giorni dopo il parto” e durante le ore di riposo corrono dal lavoro alla casa per nutrire il neonato. Quando passano 12 o 13 ore nelle fabbriche, i bambini vengono lasciati alle cure di un membro della famiglia o di un vicino, oppure vanno in giro a piedi nudi. I luoghi di lavoro sono anche ambienti frequenti per gli abusi sessuali, dal momento che:“il servizio nelle fabbriche, come qualsiasi altro ed ancor più, riserva al padrone il jus primae noctis. Il fabbricante è anche in questo rapporto padrone del corpo e delle attrattive delle sue operaie”. Ecco perché, insiste Engels,“il lavoro delle donne in fabbrica disorganizza inevitabilmente la famiglia e quella disorganizzazione ha, nello stato attuale della società, che poggia sulla famiglia, le conseguenze più demoralizzanti, sia per i mariti che per i figli”.
Su questi temi Marx ed Engels ritornano con il saggio titolato la “ Sacra Famiglia” del 1845, in cui insistono sulla necessità di lottare per l’emancipazione delle donne, approfondendo l’analisi sull’origine storica dell’oppressione e una critica radicale della famiglia patriarcale. E’ questo testo che si ripropongono le idee del socialista utopico Fourier quando sostiene che “il progresso sociale e il cambiamento dei periodi sono operati in ragione diretta del progresso delle donne verso la libertà; e le decadenze dell’ordine sociale sono operati in ragione della diminuzione della libertà delle donne”. Molti socialisti utopici si erano già occupati nel corso degli anni dell’oppressione delle donne, escogitando alternative su come superarla. Nei testi e nei lavori di questi teorici erano state affrontate questioni come la necessità di socializzare il lavoro domestico, di porre fine alla monogamia e di sviluppare l’amore libero, alla necessità di riorganizzare l’architettura delle case unifamiliari, elaborando progetti per piccole società comunitarie. Queste indicazioni di lotta socialista, tuttavia, erano diffusi, come parte di un socialismo pre-scientifico; non dicevano chiaramente né come raggiungere questi obiettivi, né quale forza sociale potesse realizzarli. Le esperienze delle comuni oweniane negli Stati Uniti non ebbero successo, anche se, come ha sottolineato Engels in un’opera successiva, con i loro scritti i socialisti utopici hanno gettato i semi per immaginare la futura società comunista. Anche nel Manifesto comunista Marx ed Engels ripropongono l’idea che sia il capitalismo a distruggere i tradizionali legami familiari della classe operaia, incorporando massicciamente donne e bambini nella forza-lavoro, equiparando i membri della famiglia operaia nello sfruttamento. Ma, allo stesso tempo, denunciano il “doppio standard” della borghesia: mentre i comunisti erano accusati di voler fondare la “comunione delle donne”, in realtà i borghesi in un certo senso già la esercitavano attraverso l’adulterio (socialmente ammesso solo per gli uomini) o la prostituzione, considerando le donne come loro proprietà. Infine, anche se nel Capitale ci sono diversi riferimenti al lavoro delle donne – sia per quanto riguarda la composizione dell’esercito della riserva industriale che per il brutale sfruttamento del lavoro femminile e infantile – l’analisi più sistematica dell’istituzione familiare e delle cause dell’oppressione femminile sarà sviluppata da Engels, come abbiamo già detto, in L’origine della famiglia.
Non è possibile qui affrontare tutto il lavoro teorico elaborato nella storia ad oggi, ma il richiamo ad un passo del Capitale sulla riproduzione sociale che è stato rilanciato negli ultimi anni, è utile per ricordare semplicemente che “comprendere il rapporto tra riproduzione e produzione -e sottolineare la subordinazione della prima alla seconda sotto il capitalismo- è fondamentale per poter articolare una strategia di lotta” da una prospettiva socialista femminista”.
Proseguendo con Engels, “le donne potranno superare l’oppressione patriarcale solo quando le famiglie e il matrimonio cesseranno di esistere come unità di dipendenza economica obbligatoria, quando il lavoro riproduttivo sarà socializzato e anche quando “l’assistenza all’infanzia e l’educazione saranno un affare pubblico”; e, come ancora scrive Engels, in gran parte del mondo le donne continuano a educare i bambini a casa, non esiste un’istruzione pubblica universale diffusa, non ci sono scuole materne. Solo le donne della borghesia potevano liberarsi completamente di parte del lavoro di assistenza all’infanzia, attraverso il lavoro mal pagato delle donne lavoratrici. Al di là delle differenze storiche, la questione è ancora pienamente valida, in specie se si considera il degrado dell’istruzione e della sanità pubblica che è stato portato avanti dai governi capitalisti; quando non ci sono asili nido o scuole materne gratuite garantite fin dai primi mesi e, prende corpo il triplice fardello che molte donne che lavorano devono sopportare: contribuire all’educazione virtuale dei loro figli, in tempi di pandemia.
Lo stesso Engels notava questa prospettiva in una lettera del 1885: “La vera uguaglianza tra uomini e donne può, ne sono convinto, diventare una realtà solo quando lo sfruttamento di entrambi da parte del capitale è stato abolito e il lavoro privato in casa è stato trasformato in un lavoro pubblico”.
Alberto Angeli
Questo articolo è stato pubblicato in Capitale e lavoro, coscienza di classe, Democrazia, disuguaglianza, donne, Engels, Marx, progresso, Socialismo ed etichettato Marx.