coppie omosessuali
Rimozione del conflitto, nascita della favoletta. di P. P. Caserta

Il racconto delle sorti progressive dell’uguaglianza, in mancanza di una di una visione conflittualistica della società, la marcia inarrestabile dell’uguaglianza verso un mondo migliore in mancanza di una impostazione materialistica è una favoletta conveniente alle élite e purtroppo rilanciata dai subalterni con un fiume straripante di retorica. Il ritornello è noto ed è sempre lo stesso: sta a ciascuno di noi, il problema è culturale, la colpa è degli ignoranti retrogradi, di coloro i quali non vogliono accettare che tutti siamo uguali ecc. Ovviamente un discorso così altamente retorico (che io credo sinceramente porti voti a Salvini e Meloni) non può che alimentarsi di una quantità enorme di approssimazioni, come sempre quando si ripete senza pensare più, si veda l’uso stereotipato negativo della categoria di Medioevo nel discorso pubblico quando si parla di certi temi. Laddove la natura fondamentale dei problemi è economica e di classe, si profonde uno sforzo immane per traslarla interamente sul piano individuale e culturale. Cambiamo la cultura e saremo finalmente tutti uguali. Rimosso il conflitto, nasce la favoletta.
Ora, io ho sempre detto che da sinistra non si dovrebbero mai giocare i diritti civili contro i diritti sociali, né viceversa, che entrambi sono importanti e vanno difesi con pervicacia; aggiungendo anche che il solo orizzonte nel quale diritti sociali e diritti civili si difendono insieme è il Socialismo. La biografia di Bernie Sanders rappresenta un ottimo esempio di questo. Sanders si è sempre speso con lo stesso impegno su entrambi i fronti. Allo stesso tempo, è innegabile che i diritti sociali siano la base imprescindibile per un progetto socialista.
Pillon e Fedez, al centro della scena mediatica, in un qualunque confronto minimamente serio non andrebbero nemmeno menzionati. Sono soltanto due astuzie della ragione; e, in effetti, la polarizzazione del (non)dibattito pubblico sul ddl Zan serve ad annientare ogni possibilità di un serio confronto, nel quale, per esempio, essere a favore ma con alcune riserve non è semplicemente ammesso: si è immediatamente ridotti a macchietta, a un omofobo con la clava, a un mini-Pillon. Il concetto, del quale i Pillon e i Fedez sono strumenti (anche al di là delle loro intenzioni, come ho detto sopra, visto il livello) è che i diritti civili devono essere presentati come una specie di crociata in tono minore, una lotta del bene contro il male dalla quale dipende, sola, il cammino verso l’uguaglianza, facendo completamente svanire i diritti sociali, la questione sociale. La natura economica e di classe dei problemi non deve mai essere veramente sollevata. Al limite sono consentite versioni soft. Se non fosse così, esisterebbero le condizioni per un dibattito e un confronto seri, nel quale i Pillon e i Fedez non sarebbero certamente i “protagonisti”, i terminali delle due posizioni in campo. Ma, si sa, la pseudo-sinistra, o meglio la sinistra di sistema, ha ormai una incrollabile fedez nel Capitalismo, mentre le anime belle progressiste hanno un disperato bisogno del loro pillon di turno per sentirsi migliori con poco. Per loro, se Pillon non esistesse bisognerebbe inventarlo. Una manna dal cielo per il marketing politico del PD, in ogni stagione partito delle classi dominanti. L’importante è che tutto si muova dentro ai binari del pensiero unico, che si alimenta di false dicotomie e in primo luogo di questa: l’impeto arcaico e identitario che continua a negare diritti, da una parte; e la concessione dell’illimitata estensione delle libertà personali, ma per portare ancora più in profondità la deriva mercantilistica e la mercificazione dell’uomo, dall’altra. Queste sono, invece, due posizioni da respingere entrambe nettamente. Uscendo dall’illusione di questa gabbia binaria. Ripartendo dal conflitto.
Pier Paolo Caserta
Un esempio storico per costruire un mondo civile e giusto. di A. Angeli

Erodoto, Senofonte, Platone e tanti altri si sono cimentati nel corso del periodo dell’antichità classica ad esplorare e trattare gli aspetti sociali riguardanti l’amore tra persone dello stesso sesso. Tra queste, nelle terre elleniche, la forma più diffusa dei rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso era prevalentemente quella tra adolescenti e adulti, che in quel periodo era indicato come pederastia. Dalla lettura dei testi scopriamo che i greci non concepivano l’orientamento sessuale come un identificatore sociale, questo era dovuto al fatto che la società greca non era interessata a distinguere il comportamento sociale dal sesso in cui erano coinvolti i partecipanti, limitandosi a considerare solo il ruolo che ciascuno dei partecipanti assumeva nel rapporto e nell’atto sessuale, indicandoli come passivo o attivo. Si sa con ampiezza di analisi che tali rapporti erano considerati in contrasto con le rigide convenzioni sociali che con tali atti erano violate. Dalle letture dei pensatori dell’epoca non si trovano elementi per valutare come fossero considerati i rapporti sessuali fra le donne e quale fosse il giudizio della società su tale comportamento, soprattutto se si tiene conto di quanto scritto in materia dalla poetessa di Lesbo, Saffo.
Nello scorrere dei secoli, dopo i greci, dei romani e poi dal medio evo e, superando il periodo della modernità fino alle soglie del XXI secolo, anche a causa di una forte ingerenza religiosa nell’orientamento culturale e sociale sulla formazione delle leggi riguardanti appunto i comportamenti considerati innaturali e offensivi della cultura e delle leggi allora in vigore, gli orientamenti omosessuali, transessuali, donne e disabili si palesano come atti criminali e quindi condannabili.
In questo 1°/4 del XXI secolo in molti paesi che fondano la loro cultura su principi di laicità dello stato e su un sistema democratico/ parlamentare, dello svolgimento della vita politica e istituzionale, si colgono significativi cambiamenti e l’adozione di conseguenti provvedimenti di sostegno a LGBT+, compreso il riconoscimento giuridico del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Anche da noi, in Italia, la questione dell’orientamento sessuale e dei rapporti tra persone dello stesso sesso è al centro di un difficile scontro di natura culturale, in cui centrale è la ragione di coloro che si battono contro ogni criminalizzazione dell’omofobia. Per raggiungere questo obiettivo è stato predisposto un Ddl da parte del parlamentare On. Alessandro Zan in corso di approvazione al senato della Repubblica, avendo ricevuto già il voto positivo della Camera. L’opposizione della destra, alla quale si è associata IV di Renzi, rende il percorso del Ddl difficile e, a seconda del risultato, con possibili riflessi negativi sulla maggioranza di governo che sostiene Draghi.
Purtroppo, coloro che si battono contro una legge necessaria per introdurre nel nostro sistema diritti inalienabili e sanzioni contro l’omotransfobia e la misoginia, sono la continuità storica di una cultura fascista, autoritaria e una concezione della superiorità razziale, una retrocultura da fa valere contro i più deboli. Merita al proposito ricordare un evento di forte interesse culturale, poiché coinvolge una donna omossessuale. Si tratta di un libro, uscito nel 1925, in cui si dà voce alle lesbiche. L’autrice si chiamava Eve Adams pseudonimo del nome Evelyn Addams, e il suo libro “Lesbian Love”. L’autrice, considerata all’epoca indecente, nata ebrea, trova la sua fine nel Passenger 847 su Transport 63 to Auschwitz.
Il libro, “Lesbian Love”, è una raccolta di racconti e illustrazioni pubblicato nel febbraio 1925. Esplora i risvegli sessuali e la natura che sfida il genere di diverse dozzine di donne di diversa collocazione sociali che Adams aveva incontrato in Greenwich Village e nei suoi viaggi, come commessa itinerante di periodici multilingue rivoluzionari. Ha cambiato i nomi dei suoi personaggi per proteggere le loro identità.
Negli anni ’20, Adams gestiva una sala da tè per lesbiche e un ritrovo letterario nel seminterrato di 129 Macdougal Street nel Greenwich Village. All’epoca, libri come quello della Adams erano considerati indecenti e bruciati . Le sue 150 copie stampate di “Lesbian Love” sono scomparse. Nel tempo il suo lavoro svanì dalla memoria. Suo fratello più giovane, Yerachmiel Zahavy, perse le sue tracce durante la seconda guerra mondiale. Ha inviato lettere alla Croce Rossa chiedendo dove si trovasse, ma sono state restituite senza risposta. In seguito cercò lei e altri membri della famiglia in Israele e negli Stati Uniti, ma senza successo. Sul letto di morte nel 1983, Yerachmiel chiese a suo nipote Eran Zahavy, allora 18enne, di continuare le ricerche. “Devi cercare Chawa”, disse, usando il nome di nascita di Adams. Quello che non sapeva era che sua sorella era stata catturata e mandata nel campo di concentramento di Auschwitz nella Polonia occupata dai nazisti. Il giovane Zahavy mantenendo fede alla richiesta di suo nonno si mise a fare ricerche. Attraverso un contatto con un drammaturgo che aveva scritto pezzi teatrali su Adams, riuscì a ricostruire la vita della lontana parente.
Secondo le cronache Chawa Zloczower è nata il 27 giugno 1891 a Mlawa, in Polonia. Piena di voglia di viaggiare, da giovane si imbarcò sulla SS Vaderland ad Anversa, in Belgio, e, all’età di 20 anni, arrivò da sola a Ellis Island a New York il 4 giugno 1912. Parlava sette lingue, incluso l’ebraico, e scrisse in una lettera a un amico che si sentiva completamente a casa e da nessuna parte. “In tutto il mondo, sono una straniera”, scrisse, “e nel paese in cui sono nata, sono ebrea”. Presto assunse la traduzione inglese del suo nome, Eve. E appoggiandosi a quella che il suo biografo, Jonathan Ned Katz , ha descritto come “la sua persona androgena”, ha combinato “un po’ di Eva, un po’ di Adamo” per un nome più adatto a lei. Preferendo i vestiti da uomo e la compagnia delle donne, Adams ha vissuto la sua vita con audacia in un momento in cui il mondo considerava che l’unico modo decente di viverlo era tenerlo a porte chiuse. Tra i suoi amici annoverava gli anarchici e rivoluzionari Emma Goldman e Alexander Berkman , nonché l’autore di rottura dei tabù Henry Miller .
Il governo degli Stati Uniti considerava Adams un “agitatrice”. Si mosse l’FBI guidata da J. Edgar Hoover , la “Divisione radicale” dell’agenzia, che l’accusa di spionaggio. Fu arrestata nel 1927 da un agente di polizia sotto copertura , Margaret M. Leonard , che era entrata nell’Hangout di Eve e aveva ottenuto una copia di “Lesbian Love”. Il libro fu ritenuto indecente e Adams è stata trattenuta con diverse accuse, tra cui per manifesta condotta disordinata. Fu condannata e trascorse 18 mesi in prigione prima di essere deportata in Polonia il 7 dicembre 1927. Nel 1934 si trasferisce a Parigi, dove, nei caffè, vende libri proibiti, tra cui “Tropic of Cancer” di Henry Miller. Nel giugno 1940, mentre le truppe tedesche si avvicinavano a Parigi, lei fugge nel sud della Francia dove aiuta la Resistenza. Viene arrestata mentre viveva a Nizza e trasporta nel campo di internamento di Drancy a Parigi nel dicembre 1943. Trasferita ad Auschwitz nel 1945, come è stato rilevato dai registri del campo di prigionia, è sottoposta alla doccia con altri 850 ebrei. Una strada nel 18° arrondissement di Parigi, sulla riva destra vicino a Porte de La Chapelle, porta ora il suo nome, celebrando il suo contributo alla città come “attivista pioniera per i diritti delle donne”. Anche una scuola e un asilo sono intitolati a lei, e per questo autunno è prevista una cerimonia di inaugurazione che coinvolge le ambasciate polacca e americana.
Alberto Angeli