Ordine del giorno approvato dalla Rsu (Fim–Fiom–Uilm) della Electrolux di Susegana e dal Coordinamento nazionale unitario (Cgil–Cisl–Uil) del gruppo CGT – CLS
Mobilitiamoci per cambiare la riforma Fornero!
La politica di fare pagare i costi della crisi ai pensionati e ai lavoratori, senza mai intervenire sui grandi ricchi e possessori di grandi rendite finanziarie, non solo non risolve le cause della crisi ma genera gravi ingiustizie.
Nonostante il fondo pensioni dei lavoratori dipendenti segnasse, a fine 2012, un attivo patrimoniale di 64 miliardi di euro ( nonostante il fondo dei dirigenti di impresa , inserito nel fondo lavoratori dipendenti, registrasse un passivo patrimoniale di 26 miliardi) e quello dei parasubordinati registrasse un attivo di 88 miliardi il governo invece di intervenire sui fondi in passivo ha pensato bene di calcare la mano sui soliti lavoratori e parasubordinati.
Così non avendo risanato i fondi passivi si rischia la sostenibilità dell’intero sistema previdenziale: grazie alla controriforma Fornero entro il 2015 l’Inps vedrà azzerato il proprio patrimonio e se non si cambia politica i prossimi governi interverranno ancora contro i lavoratori e i parasubordinati.
E’ necessario che i lavoratori si mobilitino subito affinché il sistema venga risanato correggendo l’iniqua differenziazione per tipologie reddituali delle aliquote contributive (da elevare gradualmente al 33% per tutti) sui redditi reali e non su quelli figurativi, che trova analogie sul versante fiscale e che produce disuguaglianza minando il principio dell’universalità e della solidarietà alla base del sistema previdenziale.
Occorre parificare le prestazioni erogate dai vari fondi eliminando privilegi.
La distribuzione del peso della crisi non può risolversi esclusivamente con interventi sulle classi sociali più deboli e perciò occorre intervenire immediatamente sulle pensioni d’oro, sulla introduzione del principio della progressività anche sugli interventi di deindicizzazione delle pensioni più elevate (proteggendo comunque interamente quelle relative ai livelli salariali medi e ripristinando l’aggancio delle pensioni alla dinamica salariale), sul riequilibrio del deficit delle casse dei lavoratori autonomi, dei vecchi settori privilegiati e dei dirigenti d’azienda (che non può essere fatto pagare a pensionati che ricevono trattamenti molto più poveri), sul mancato pagamento da parte dello stato della sua quota di contribuzione sulle pensioni trasferite dall’Inpdap all’Inps, sulla netta separazione fra previdenza, che è salario dei lavoratori, e assistenza, che è un intervento del governo da finanziare per via fiscale.
Va corretto l’allungamento dell’età pensionabile che genera solo disoccupazione per i giovani e per i lavoratori più anziani che vengono espulsi prima di aver conseguito il diritto alla pensione che nei prossimi anni si avvicinerà ai 70 anni.
Occorre intervenire anche sulle disuguaglianze tra i generi, indispensabile per costruire un modello sociale che riconosca l’insostituibile (e non sostituito) lavoro di cura alla persona che oggi è prerogativa femminile.
È urgente a tal fine reintrodurre elementi di flessibilità in uscita, che possano liberare risorse per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani e inoccupati.
per i pensionati:
Il un tetto pensionistico interamente indicizzato, a 5.000 euro mensili lordi, con il divieto di cumulo pensione-lavoro oltre tale cifra, eliminando l’attuale mancato recupero dell’inflazione che ha impoverito gravemente i pensionati
Per i lavoratori:
- Il ripristino delle anzianità anagrafiche per l’accesso alla pensione di vecchiaia(60 anni per le donne e 65 per gli uomini). La possibilità di accedere volontariamente alla pensione di anzianità con 40 anni di contribuzione, la riduzione dell’età pensionabile per i lavori usuranti.
- L’eliminazione dei coefficienti automatici di innalzamento dell’età pensionabile legati alla speranza di vita media che non tengono conto di come i diversi lavori incidano su di essa e crea gravi ingiustizie.
- Una strategia inclusiva, attraverso l’omogeneizzazione contributiva (da elevare gradualmente al 33% per tutti), la copertura contributiva pubblica dei periodi di disoccupazione involontaria e dell’attività di cura che ricade per lo più sulle spalle delle donne.
- Una limitazione della riduzione automatica del tasso di sostituzione rimettendo in discussione i coefficienti di trasformazione che devono garantire pensioni decenti e che non provochino un impoverimento improvviso delle persone.
- possibilità di destinare volontariamente una quota dei contributi dedicati alla previdenza integrativa alla previdenza pubblica, con il conseguente aumento del proprio montante contributivo.
La Rsu inizia una fase di contatto con le Rsu degli altri luoghi di lavoro al fine di lanciare una fase di mobilitazione che dovrà culminare con una lotta generale indetta da Cgil, Cisl e Uil che hanno svolto una mobilitazione totalmente inadeguata a difendere una delle più importanti conquiste storiche dei lavoratori.
Per aderire inviare email al seguente indirizzo: rsucontrofornero@libero.it
Inviateci i seguenti dettagli : RSU se unitaria oppure singola, categoria, azienda e un riferimento email e telefono.
Facebook: rsu contro riforma pensioni fornero
9 agosto 2014 alle 11:47
CANCELLIAMO LA LEGGE ” FORNERO “