L’impatto liberista, di C. Baldini
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Dagli anni ’90 in poi è subdolamente cambiata la civiltà del vivere, del convivere e la faccia della democrazia, reale. Quando l’ unico metro di valutazione divengono il Pil e le borse, significa che dal lato economico si scatena la corsa al Pil , aumentando competitivita, indipendente dal degrado della qualità della vita e dall’altra non si ha interesse a reinvestire in economia ma la si delega in perdita alla gestione politica.
Subdolamente perché i più speravano che solo la classe operaia dovesse come al solito pagare ed invece grazie alla crisi finanziaria indotta, tutte le categorie stanno soffrendo. Tutti coloro che non hanno accesso alle informazioni che contano, non possono arricchirsi o sopravvivere mediante clic che spostano le regole del gioco al giusto potere.
Quindi diviene meno importante produrre beni o servizi per investire e dare economia reale, piuttosto che aggiungere ricchezza a ricchezza.
E non importa se quel clic manda un Paese fallito o in dittatura, finché rende va bene.
Non è che la trasformazione sia giunta di improvviso , preparata per tempo dalla decisione Usa dell’accorpamento banca commerciale – banca affari. Veniva li a Bretton Woods sancito l’impiego del risparmio per investimento finanziario. Cadeva quindi due capisaldi dell’ economia reale : il credito territoriale e il possesso delle azioni industriali per sostenere le imprese nella loro crescita. Un patto insostituibile per lo sviluppo di un Paese: io compro azioni Fiat perché aiuto il lavoro per tutti. Ora compri e vendi per speculare, al di là della rappresentatività dell’azione. È un po’ come giocare alla roulette rossa sulla sopravvivenza di una economia e dei suoi addetti.
Non è un caso che Sanders pretenda la separazione bancaria, il rigido controllo della Fed sulle società quotate e la drastica limitazioni delle transazioni speculative. Difficile, sì, ma socialismo.
Dalla Cina all’ America, dall’ Europa agli Emirati Arabi, chi detiene leadership sulla Finanza globale, governa il mondo. È dallo scontro e convenienza tra essi che cadono governi, si fanno guerre per il possesso di aree di influenza, si usano dittatori, terroristi e false democrazie al fine di mantenere in equilibrio gli stessi poteri sulla pelle di chi non li ha. Non c’è infatti alcun motivo militare di continuare l’ accerchiamento da parte della coalizione alla Siria, se non quello di sottrarre influenza politica alla Russia. Una volta ci si minacciava con i missili, ora con il controllo del mercato. La strizzatina d’ occhio del fascista Erdogan a Putin è un avviso di sfratto alle 24 basi americane in Turchia. Il massacro dei Curdi ed ogni violazione dei diritti sono effetti collaterali. La posta è il controllo del mercato. E i terroristi nativi e foraggiati da Arabia Saudita e lasciati fare in Turchia sono uno strumento nello scontro di potere.
Anche la debole Europa,inetta e mediocre partecipa al piatto e al sistema attraverso i Ttp.
È ovvio che dovessero sparire le ideologie e la politica dovesse cambiare per non decidere. Perciò non abbiamo teste autonome ,potere politico, ma solo pedine politiche nello scacchiere internazionale. Lo stesso Obama, nonostante le buone intenzioni., ha dovuto soggiacere al mostro creato negli anni di Reagan , Bush e Thatcher.
In Europa non esiste un Paese socialista: la Grecia è alla gogna senza influenza e senza onore.
In Italia, dove abbiamo un Paese diviso tra pubblico,mantenuto col clientelismo, e privato con ogni diritto perduto, né il Pci del dopo Berlinguer, né la Cgil del dopo Cofferati che si è crogiolata nell’ identificazione col Pd, hanno valutato la portata di sconvolgimenti che venivano dalla globalizzazione. Si sono adeguati al concetto di massima competizione, pensando alla qualità decisamente scartata a favore del basso costo.
Non mi spiego diversamente la calata di braghe di D’Alema, Fassino, Chiamparino inquadrati nel New deal malefico della fusione a freddo veltroniana. Fusione con chi questo mercato globale lo incensava, avendo il capitalismo fissato nel suo DNA. Tutto ciò ha portato da Treu, Biagi in poi ad accordi disattesi da difendere con lotte continue per farli rispettare. E Cgil , anche isolata, si è riparata nel Pd, dopo il 2008, con un silenzio assenso colpevole e traditore dei suoi valori. Abbiamo perso il contatto con il degrado culturale e sociale nelle fabbriche, negli uffici. E come al solito bersagliati anziché sorretti a ricompattarsi e porsi riferimento per la difesa dei diritti ci siamo ripiegati sulle singole difese aziendali e sui soli contratti. Pare che qualcosa cambi , ma è molto tardi.
Nel pubblico dopo un perdurare ancora di clientelismo, è precipitato tutto. Niente contratti, furbetti a volte difesi, dirigenti intatti.
Abbiamo ancora la forza e il coraggio di cambiare il nostro palazzo per tornare alla lotta? Non so, ma non c’è scelta è non perché spariamo noi, ma perché nessuno è ora più in grado di noi di tentare.
L’ultima nefandezza del Jobs act ha allargato la faglia tra la dirigenza e la base. Anche qui solo Landini e pochi altri hanno capito. Basta analizzare bene come il Jobs act sia un atto pro poteri forti del mercato. Si è interrotta la fidelizzazione del lavoratore con il suo posto di lavoro che non significava solo stabilità, ma attaccamento e collaborazione. Ha rotto un modesto equilibrio di poteri tra impresa e lavoratori faticosamente conquistato, lo tiene perennemente sulla porta di uscita.
Da Pomigliano in poi con l’ appoggio politico e dei sindacati soliti, Marchionne rappresenta sul mercato dell’usato auto la mano della Finanza e ancora il pd lo loda.
Bisogna tornare all’ origine. Non so come.
E la sinistra non ha finito il suo ruolo. Ma anche qui è sfacelo. Ovviamente,venendo a mancare dalla sinistra il partito maggiore in politica di destra impegnato con ominicchi e furbetti è normale. Quello che non è normale è avere gente che si dice di sinistra, ma vuole alleanze con Verdini.
Non vedo una grande volontà di tentare, di unirsi di rendersi credibili. In fondo dobbiamo trarre forza e unità da chi ripartì dopo la Resistenza anche se era più semplice. Volendo, ora, abbiamo maestri e strumenti culturali alle spalle da far prevalere sui piccoli uomini che abbiamo dentro
In fondo giochiamo il futuro di un Paese che potrebbe anche dare una svolta in Europa.
Claudia Baldini