Un lavoro da intraprendere per sconfiggere la crisi che ci ha consegnati alla destra protofascista. di A. Angeli

Oggi è consuetudine dire che ‘tutto è spettacolo’: la politica è spettacolo, la giustizia è spettacolo, la vita privata è spettacolo… Ebbene, qualcuno l’aveva previsto oltre 40 anni fa, tanto che la sua fama è dovuta principalmente proprio ad un suo libro intitolato “La società dello spettacolo” dello scrittore Guy Debord, un teorico marxista francese, filosofo, regista, critico del lavoro, membro dell’Internazionale. Una sua frase ci permette di entrare nel tema: “- nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso”. E il vero, per quanto riguarda il nostro paese, è rappresentato dai discendenti del Fascismo che oggi sono alla guida dell’Italia, proprio al compimento dei 100 anni dalla marcia su Roma. La storia si ripete, ci ricorda Karl Marx: la prima come tragedia la seconda come farsa. Gli applaudenti di questa cinica commedia sono i cosiddetti opinionisti, quella parte che controlla l’informazione cartacea e televisiva, indirizza l’opinione con i talk show e obnubila la mente di molti spettatori: mettiamo alla prova il nuovo Governo, aspettiamo i primi provvedimenti. Poi giudicheremo. Intanto. Intanto, si colgono già cambiamenti d’umore, di opinioni, anche di giudizi sulle prime mosse della Premier, la quale chiede di essere indicata come Primo Ministro, anche se l’Accademia della Crusca evidenzia che si deve indicare come Ministra. Una prima donna alla guida del Governo. Una donna determinata, scrupolosa, non ricattabile aggiunge Lei. Da parte di giornalisti di firma importante non lesinano rilievi positivi, sottolineature cariche di impliciti complimenti. Madrid è ormai lontana, e anche la rappresentazione della Meloni su quanto urlato dal Palco di Vox è riposto negli archivi, come del resto tutto il passato. Ora conta solo il futuro, in cui sta scritto il suo itinerario di Patria, Dio e famiglia, che ha portato alla elezione dei Presidenti del Senato e della Camera, nonché di alcuni Ministri che, senza infingimenti, dovrebbe leggersi come un itinerario su cui questo Governo intende orientarsi per comprimere diritti, libertà, conquistate con tante difficili lotte. Poi ci sono i temi dell’economia, il Pnrr, del lavoro, della lotta alle diseguaglianze, della formazione, dell’università, della ricerca e la lotta contro la povertà. Ma già oggi ci sono le questioni aperte, pesantissime, della crisi economica che avanza con l’inflazione al 10%, i costi dell’energia che ha ormai sbilanciato i redditi delle famiglie, la tenuta delle imprese, la difficolta degli approvvigionamenti delle materie prime e dei microchip. E la guerra in corso, ai confini dell’Europa e con la guerra il diffondersi di una spaventosa crisi mondiale, che annuncia l’avvicinarsi di una carestia e l’aumento della disperazione di chi vive in Paesi poveri, con l’attesa ripresa della migrazione di milioni di esseri umani in fuga verso l’Europa. Poi, il grande tema dell’accoglienza, sulla quale, invero, l’Europa è completamente assente, su cui la destra e FdI in particolare hanno minacciati uno sbarramento con navi militari. Non c’è quindi nulla di cui gioire, con la nascita di un Governi parafascista.
E i partiti della minoranza usciti dal voto del 25 settembre? La cosiddetta opposizione che già dà prova di una paurosa incapacità di analisi, di responsabilità di fronte al pericolo che il paese sta correndo. Anzi, si muovono facendosi opposizione tra loro. Il PD, alla ricerca di una sua identità, sembra smarrirsi nella nebbia delle candidature alla sostituzione di Letta, anziché aprirsi al paese, confrontarsi con la società in modo radicale, muoversi nelle realtà della quotidianità in cui la gente si muove, organizza la propria vita e deicide del proprio futuro, spesso disorientata dalla lontananza della politica, delle stesse istituzioni, così rompe, frattura ogni rapporto con i partiti, con le istituzioni, ed esprime nel voto questa sua rabbia, la delusione accumulata in questi anni appesantiti dalla pandemia, prima, e oggi dalla guerra e dall’aggravarsi della situazione sociale e economica: inflazione, povertà, incertezza sul futuro prossimo, non quello del domani. E poi c’è la figura di Conte, il novello riformista, che dopo avere abbandonato il “Vaffa”, ha scoperto come sia facile recuperare consensi ricorrendo a proporre l’assistenzialismo come medicina alternativa alla lotta di classe. Un esperto nella recita, visto che ha recitato una lunga commedia con il Governo da lui presieduto e sostenuto anche da Salvini e Berlusconi. E’ la terza forza elettorale del Paese e lui si sente gaudenteme nte riformista, una trasformazione da che lo porta a sfidare furbescamente il PD sul terreno dell’assistenzialismo, dei benefit, dei bonus, senza una visione politica del futuro economico, produttivo, finanziario del Paese. Eppure, il PD dovrà elaborare una strategia per sottrarsi a questa sfida che Conte vorrebbe condurre sul terreno dell’uomo qualunque, rivolgendosi al mondo che ha cessato da tempo di rappresentare con la dovuta lucidità e coerenza. Poi ci sono Renzi e Calenda, che si autodefiniscono liberali riformisti, pronti a sostenere un agenda Draghi, un movimento in aperta sfida al PD con propositi di polemica quotidiana, oggi resa più convinta dal successo conseguito nel voto del 25 settembre, confidando sulla crisi che investe quel partito. Un raggruppamento insolito, quello tra Renzi e Calenda, fino a ieri in duro contrasto e poi uniti dall’avventura, anche è difficile svelare verso quel porto intendano approdare. Certo, non è sinistra, anche se il sostantivo Riformista accompagna l’idea liberale. Insomma, la società aperta e i suoi nemici, cioè la democrazia è messa a dura prova dalla difficile situazione in cui si volge la vita politica, amministrativa e sociale del nostro Paese.
Da questa breve nota si comprende come nel panorama politico si avverta la mancanza di un’idea di sinistra, di una voce socialista, riformista, innovativa e rivolta all’orizzonte, là dovrà essere recuperato il rapporto con il mondo del lavoro e degli esclusi. Non potrà farlo il PD, un partito interclassista, né Conte, come abbiamo visto, né il duo Calenda/Renzi. Solo una forza che in questi anni è stata sempre ai margini dell’area politica della sinistra e quindi niente affatto compromessa con gli errori, le ambiguità del PD. Il socialismo si ritrova in quei movimenti sociali che si sono costituiti a difesa dell’ambiente, del clima, delle libertà di genere. Si è sempre collocato dalla parte del lavoro, degli esclusi, e fortemente aperto all’accoglienza e bene integrato con quelle forze che si battono per la pace, senza condizionamenti e a difesa dei diritti e della giustizia e quindi contro ogni autoritarismo. I socialisti devono uscire all’aperto e proporsi come artefici di un rassemblement aperto a tutte le forze riformiste, libertarie, pacifiste, ai giovani e lì ridefinire una movimento, inventare, se necessario, un nuovo fronte del socialismo che guarda oltre al futuro analizzando gli errori del presente per costruire un progetto di società adatta al XXI secolo. Un lavoro difficile, ma che solo i socialisti, riunendosi e muovendosi in quella direzione, potranno sostenere e realizzare.
Angeli Alberto
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