Il progetto per le Case della sinistra unita, di B. Ceccarelli
Relazione introduttiva di Bruno Ceccarelli all’Assemblea del 13 maggio 2014 per la costruzione delle Case per la Sinistra unita
Aver avuto il compito per la introduzione su il progetto per le case della sinistra unita, mi ha posto il quesito di quale contenuto-significato fosse da assegnare alla parola progetto.
Non siamo in urbanistica e quindi la parola deve essere interpretata all’interno dei possibili significati che ne possono derivare da un approccio di natura politica svolto all’interno della società moderna, nella quale la comunicazione ha un grande ruolo.
Provo a sbrigarmela per rapidi e sintetici concetti che appunto cercano di coniugare l’agire entro il mondo della tecnologia con la cultura alta della filosofia.
Un intreccio, quindi, tra la visione che ha il significato di sapere dove si vuole arrivare e/o cosa si vuole ottenere; la missione, la nostra, per chiarire quale è il nostro fine; e il formulare una analisi della società moderna nella quale viviamo.
Partire quindi dalla categoria marxiana del lavoro utilizzando al meglio quella che alcuni filosofi successivi, a partire da Habermas, chiamano interazione. Qui si può definire meglio, a mio parere, pure se espresso in modo troppo semplicistico, il contenuto del nuovo percorso per una moderna Sinistra del XXI secolo.
Se infatti, nel nostro tempo, un progetto di emancipazione non può basarsi solo sulla prospettiva di una crescita infinita della produzione, ne deriva la ricerca di quali coerenze siano da individuare riguardo un diverso modello di sviluppo e contemporaneamente quali nuove e inesplorate funzioni dovrà possedere una democrazia avanzata e partecipata. Con quali procedimenti si dovrà ridefinire il modo dello stare insieme, dell’agire comunicativo, dei processi decisionali, del rapporto tra i nuovi ceti sociali, che nell’era della globalizzazione e delle società multi etniche, spesso sospinte a trasformarsi in micro comunità chiuse, interessano una stratificazione di interrelazioni che, forse, vanno oltre le analisi di Weber, interessando l’economia, la cultura, la politica e le religioni.
Partiamo dalla considerazione che abbiamo a che fare, almeno nel nostro paese, con qualche decennio di arretramenti sociali. Con le povertà che hanno ghermito strati sempre più vasti della popolazione. Il frutto avvelenato si deve all’innesto compiuto tra la crisi e le contraddizioni mondiali del sistema capitalistico finanziarizzato e da un vero imbroglio che il ceto politico italiano, del tutto inadeguato, ha fatto nei confronti del paese.
Mi riferisco alle vicende, mai approfondite e correttamente analizzate, circa gli effetti che hanno avuto origine dall’entrata dell’euro. Senza controlli nei mercati e in ogni dove, il cambio reale è stato, nel nostro paese, semplificato. Ciò che costava mille lire è stato portato ad un euro. Una vera prateria aperta per le grandi manovre della rendita speculativa. C’è stato un saccheggio verso i ceti popolari che ha causato una drastica riduzione della loropropensione al consumo, apparentemente non evidenziata dai flussi di merce a basso costo provenienti dalla Cina e da altri paesi del terzo mondo. Un flusso di moneta in euro che ha preso direzioni esterne al nostro paese. Ne è scaturita una ulteriore circostanza: chi aveva a disposizione la contrattazione domestica: parlamentari, consiglieri regionali, magistrati, dirigenti pubblici, manager, hanno difeso e migliorato le loro condizioni economiche, non convertendo ma parificando i loro emolumenti da lire in euro.
Attraverso questo si è contributo, non poco, a costruire la cementificazione oligarchica della casta.
Le imprese di produzione a loro volta hanno utilizzato sia lo strumento della delocalizzazione, sia aumenti vertiginosi del prezzo di vendita dei loro prodotti (hanno cioè mantenuto i livelli dei ricavi vendendo meno prodotti). Lo strano risultato macro economico che ne è derivato è che per i primi anni se ne è avvantaggiato anche il rapporto debito/pil. Mentre il disavanzo aumentava lo faceva anche il Pil. Infatti, semplificando, il PIL è il risultato della remunerazione di tutti i fattori produttivi ovvero delle retribuzioni degli stessi. L’aumento delle retribuzioni della casta ha migliorato il rapporto debito/pil.
La libertà concessa al capitalismo finanziarizzato, mentre si continuava a premiare la rendita finanziaria piuttosto che sostenere l’innovazione e la ricerca ha comportato una sorta di trasformazione antropologica del nostro ceto politico. Meriterebbe una approfondita analisi il fatto che le positive aspettative, che ci si attendeva dalla moneta unica e per la costruzione Europea, siano state state utilizzate come copertura e foglia di fico e quanto questo sia pesato sull’aumento della corruzione, del perché sia stato possibile, a partire dal 2002, gonfiare a dismisura i rimborsi elettorali, causa non secondaria della crisi verticale della credibilità dei partiti e della politica, con corollario dei tanti casi Lega, Lusi, Fiorito, e della contestuale esplosione di un male antico. I rigagnoli putridi della corruzione e del malaffare non si sono prosciugati, mentre il malcostume dell’ evasione fiscale si è moltiplicato per chi poteva farlo, con un aumento dei trasferimenti di capitali all’estero, ben protetti dalla assenza di una legislazione adeguata in materia di antiriciclaggio.
Tutto questo ha contribuito, in parte, a denominare con la voce berlusconismo un periodo storico e una corrente culturale reazionaria e spesso anche eversiva. Mentre ciò accadeva sotto in nostri occhi e a nostro danno, la sinistra non ha saputo ne analizzarne le cause, ne accennare ad alcuna risposta. Ha solo costruito macerie per dividersi tra chi si è di fatto accomodato e trasformato in zerbino dell’economia finanziarizzata, vendendo spesso anche l’anima, e chi rivendicando una difesa astratta attraverso slogan di tempi passati, ha costruito la propria dissoluzione.
Per quanto ci riguarda più da vicino dobbiamo anche ricordare che la politica territoriale, ad iniziare dalle politiche industriali, è scomparsa e al suo posto ha attecchito la cultura del cortile che nei casi migliori si esprime con l’associazionismo e nei casi peggiori in forme radicali di appartenenza conflittuale contro tutto e tutti.
Naturale che si finisse nella palude e che lo sbocco rischioso potesse essere un ripiegamento con tratti autoritari del sistema, realizzati anche per via di ignobili legislazioni elettorali, che non passa solo dalla espropriazione del Parlamento e delle sue funzioni, ma anche dalle ferite alla democrazia e con la confisca dei diritti del lavoro, della conoscenza, delle regole del diritto alla difesa del comune benessere.
Una velenoso intreccio di spoliazione di conquiste e di contemporanea regressione culturale imposta, e che seppure in forme diverse ancora prosegue, per costruire nuovi equilibri a vantaggio di pochi.
Parte da qui, in primo luogo, il nostro appello e la nostra intenzione a non arrendersi e di avviare il percorso per la costruzione di Case della sinistra unita.
Non solo perché, dunque, appare una necessità di difesa dalle macerie e dalla frammentazione, ma soprattutto per riportare la sinistra ad assolvere alla missione che la Storia le ha da sempre assegnato.
E vogliamo farlo non solo con quelli che casa già ce l’hanno, ma che tuttavia sono fermanente convinti che sia necessaria una loro profonda riorganizzazione e ristrutturazione, magari cancellando l’inopportuna auto referenzialità di chi ha avuto le responsabilità nel non aver saputo contrapporsi al declino, ma anche con quelli che casa non ce l’hanno e che cercano un riferimento e un tetto per le loro speranze che sono andate disperse.
Un rinnovato spirito unitario e laico per dare credibilità e forza alla politica. Una grande apertura nelle analisi programmatiche e perfino nell’appartenenza di ciascuno. Diremo no ai settarismi, e alle visioni integralistico religiose della politica, alle faziosità che sono benda sugli occhi e benda sul pensiero.
Vogliamo provare, nel solco della novità del nostro inizio, a definire originali, moderne e efficaci forme organizzative, per lo stare insieme. Per chi viene da storie diverse e per chi, anche per giovane età, vuole partecipare con noi alla costruzione di qualcosa che può seminare una nuova storia per tutti.
Il popolo della sinistra si è disperso e molti non partecipano più ad alcun impegno, la delusione è stata una catastrofe. Ricollocare la Cultura alta della sinistra nel XXI secolo può e deve diventare il nuovo riferimento per chi si è perduto nella delusione e per chi giovanissimo si affaccia senza speranza e con timore alle sfide dell’era contemporanea.
Crediamo, per questo, di poter chiedere a tutte le sedi delle forze organizzate della sinistra presenti nella città, sia di partito politico che di associazione, di conoscerci, di valutare la nostra proposta e di ospitarci. Vogliamo, entro l’anno, che almeno in ogni Municipio e in alcuni Comuni dell’area metropolitana , nasca una Casa della sinistra unita. Ci muoveremo con senso del rispetto e della cautela. Lavoreremo perché si affermi una volontà unitaria per l’apertuta di una fase Costituente. La prospettiva che indichiamo è quella di contribuire all’avvio di un processo, plurale e di massa, aperto alla società e ai movimenti, insediato nel mondo del lavoro, nei luoghi della cultura, di studio e nei territori.
Una volta partiti decideremo, insieme, circa la necessità di un nostro statuto associativo, del come stare insieme, del come meglio rapportarci con le sedi ospitanti.
Decideremo insieme, dal basso, come proporre e realizzare una modernità democratica e di benessere per tutti. Del come porre fine alle divisioni e al frazionamento. Del comeiniziare a preannunciare la necessità di una diversa e nuova rappresentanza politica per il mondo del lavoro, dei movimenti pacifisti, ambientalisti e di tutela dei diritti civili.
Una oggettiva necessità, questa, che ci pare venga auspicata dall’Italia migliore, di quella che ha voglia di tornare ad essere orgogliosa del proprio paese. Proveremo a suscitare l’attenzione dei media anche per mezzo delle nostre iniziative, e a far sì che la moderna sinistra unita torni a giocare un ruolo importante sulla scena politica italiana.
Necessita, tra l’altro come attività immediata e non meno importante, una posizione e una idea programmatica per Roma e la sua area metropolitana.
Ci sono alcune problematiche che hanno la necessità di essere poste alla attenzione della intera città e a noi spetta il compito anche di indicarne alcune strade per un positivo approccio. Il come rendere trasparente e democraticamente partecipato il percorso per la realizzazione del nuovo assetto istituzionale metropolitano, che dovrà essere definito, secondo la legge, attraverso un procedimento articolato che prevede tappe già nel secondo semestre di quest’anno.
E come da subito affrontare le questioni del debito (da collegare al patto di stabilità per gli Enti locali), della difesa del suolo, delle priorità di alcuni settori come la mobilità, le infrastrutture materiali e immateriali, la sanità, i tesori della nostra città patrimonio dell’Unesco, insomma del come avere una idea diversa del progresso capace anche di produrre più occupazione e benessere per la città.
Dovremo impegnarci per la cultura e la scuola e per i servizi ai cittadini. Per procedure deliberative partecipate, soprattutto per le materie che riguardano i beni comuni. Se posso dire, alcuni di noi lo stanno già facendo, dobbiamo trasformare gli Statuti delle Istituzioni locali, già a partire da quello per l’Area metropolitana, da documento che è atto interno delle assemblee elettive, a Carta dei cittadini di Roma e dei Comuni della sua area metropolitana. Dovremo operare affinchè il rapporto con la Regione sia più funzionale anche per evitare una separazione causata dalle competenze, che pare evidente leggendo i loro bilanci, tra le pianificazioni che riguardano le infrastrutture e gli investimenti necessari.
Certo, al di la delle parole che possiamo usare per argomentarla, la proposta in se per le attenzioni che suscita e per le immagini in grado di evocare ha un fascino e un richiamo che dobbiamo difendere e far crescere.
Sappiamo anche che questo nostro progetto, che parte da Roma, ha un orizzonte e un respiro ben più vasto. Certamente nazionale, che dovrà essere capace:
– sia di indicare proposte innovative e un contenuto programmatico, che ridia ai cittadini, al paese, la fiducia per un domani migliore,
– sia, come elemento imprescindibile di modernità e di credibilità, di sapersi organizzare in modo originale, estraneo a leadership personalizzate, verticismi populisti, da caserma, o autoreferenziali, ma anche estraneo a posizioni appiccicate di fazioni o elite lottizzate e in competizione, in cerca di posizioni di potere personale.
Insomma un progetto che mentre espande a fa avanzare la democrazia, riabiliti la politica come azione collettiva.
Un progetto nuovo, di orizzonte nazionale, non eludibile, che troveremo sul tavolo subito dopo le elezioni europee.
Ad oggi possiamo, con soddisfazione, ricordare che le Case per la sinistra unita sono già presenti o in fase di costituzione a:
Via S. Ambrogio messa a disposizione dall’ARS per nostre riunioni
Via I. Silone (Laurentino) sede del circolo PRC
Via Caracciolo (Borgo Prati) sede circolo PRC
Viale Giotto ( S.Saba) sede sezione PSI
Località del Tufello sede del PSI
Via dei Campani (S. Lorenzo)
A Velletri e a Civitavecchia sempre in sedi messe a disposizione dal PSI
A partire dalle prossime settimane saranno organizzate per ciascuna sede, delle assemblee per collegarsi meglio al loro territorio e per sollecitare adesioni. Saranno costituiti, localmente, gruppi di riferimento. Per ogni sede si comunicherà, dopo che sarà stato autonomanente deciso, i nominativi dei referenti e i rispettivi indirizzi informatici
E’ stato già praticamente realizzato un Blog informatico dal titolo Case sinistra unita nel quale sono e saranno via via inseriti tutta una serie di notizie e altro utile. Non c’è, ovviamente, alcun ostacolo per idee e sostegni operativi al riguardo.
Concludo
Mentre la nostra nave, ancora fragile, prende il mare e spiega le vele per navigare, dobbiamo pure sapere che spetta a noi individuare gli strumenti e le risorse per evitare che la direzione di venti avversi possa far naufragare un progetto che deve trasformarsi, nell’interesse dell’Italia e dell’Europa, in una importante solida realtà.