Ucraina
Una lettura della guerra in corso tra Russia e Ucraina. di A. Angeli

l 24 di questo mese sarà trascorso un anno esatto dall’aggressione subita dall’Ucraina da parte della Russia, paese che dispone di una forza militare di grande potenza nucleare. La resistenza opposta dall’Ucraina fino ad oggi è stata resa possibile dalle massicce forniture di armi da parte di molti paesi dell’area occidentale, con maggiore rilevanza delle forze NATO, guidati dall’immenso sforzo finanziario dell’America, con la fornitura di ingenti risorse di armamenti di vario tipo. Un ruolo, quello degli USA, che dovrebbe accrescersi con la fornitura all’Ucraina dei carri armati M1 Abrams. Una mossa che è servita a superare le ( deboli) resistenze di Scholz a dare via libera alla fornitura dei famosi carri Leopard, dotando così l’esercito ucraino di uno strumento di guerra con cui ( forse) poter fronteggiare l’eventuale nuova offensiva dell’esercito Russo, che gli esperti fanno coincidere con la data dell’inizio dell’invasione. Tutto questo però non risponde alla domanda: se l’Ucraina perdesse la guerra quali conseguenze determinerebbe la sconfitta e quale reazione ci sarebbe da aspettarsi da parte dell’occidente?
Chiariamo subito: la Russia ha accredito l’Ucraina e per quanto ne possiamo sapere, l’eventuale ipotetica sconfitta dell’Ucraina non potrebbe essere attribuita ai suoi soldati, che stanno combattendo con sacrificio e decisione e al suo popolo, che si è schierato per la resistenza con grosse privazioni e sofferenze inenarrabili e senza perdersi d’animo. Caso mai possiamo forse trovare una spiegazione nel fatto che questa guerra si è trasformata in una battaglia che ci ricorda quelle condotte durante la prima guerra mondiale, con le classiche trincee scavate con cura, fortini nascosti e fronti relativamente stabili. Se stiamo alla storia, queste tipologie di guerre, appunto come la prima guerra mondiale, favoriscono la vittoria della parte che dispone di maggiori risorse di uomini e capacità industriali e quindi in grado di poter resistere a lungo, anche se si espone a una distruzione rilevante delle sue risorse. Ora, che la Russia si trovi nella condizione più favorevole per tecnologia, economia e popolazione e risorse energetiche è sicuro, se tutto si limitasse al confronto con la sola Ucraina, ma tutto cambia se si considera la partecipazione della NATO e dell’occidente. Ecco, allora, come si evidenzi e motivi un interesse delle due parti a trovare in questo stallo un incentivo per un accordo per arrivare ad un tavolo negoziale.
Ma c’è un’altra domanda che sovrasta tutte le altre possibili: Biden, il presidente USA che può influenzare l’orientamento dell’Occidente e della NATO, ha forse altri piani? Con la fornitura degli Abrams all’Ucraina sembra scommettere sulla possibilità che l’Ucraina vinca la guerra usando i nuovi mezzi forniti, insieme ai Leopard Tedeschi e di altri paesi europei. Passando così da una battaglia di posizione a una di movimento, coma avvenne nella seconda guerra mondiale con gli scontri storici tra i carri Hitleriani e quelli di Stalin, che gli storici ci raccontano come uno scontro che rivoluzionò la guerra. E tuttavia, senza essere esperti, questa mossa americana possiamo e dobbiamo leggerla come un’escalation. Questo passo di maggiore impegno svela una condotta che non può più contenersi nella prassi di una particolare assistenza diplomatica data ad un paese amico aggredito, per cui si ricorre alla voce “aiuto” o “ consiglio attivo” oppure un sostegno anche di armi difensive. Se l’esercito ucraino si muove, si difende e spesso avanza a riconquistare territorio con le armi, le uniche armi in suo possesso, fornite dall’occidente, affermare che l’Ucraina sta sostituendo l’occidente come principale avversario sul campo di battaglia della Russia non è un ossimoro, ma una semplice, attendibile e ineludibile verità. Neppure gli analisti, i più quotati su questo fronte, sono nella condizioni di poterci dire quando il punto di non ritorno sarà superato, o se siamo già in una di quelle situazioni in cui non si tratta più di stabilire se la Russia ha aggredito l’Ucraina, ma se l’America e la Russia intendono proseguire la guerra, fino allo scontro diretto tra le due potenze, con il coinvolgimento della NATO e forse di qualche altra potenza al fianco della Russia, al momento in attesa di decidere a seconda degli sviluppi della situazione di guerra in corso tra USA e Russia.
Questo possibile scenario politico, cioè questo balzo della situazione si nasconde dietro un possibile incidente, reso molto probabile se si considera l’intensificarsi del coinvolgimento degli USA e dei paesi aderenti alla NATO, anche per la diversificazione dei dispositivi ad alta tecnologia che Biden e Sholz, al pari degli altri componenti lo schieramento occidentale, si apprestano a fornire all’Ucraina, che segna un coinvolgimento degli USA e della NATO sempre più diretto e dimostrativo di un interesse geopolitico che va oltre la formula dell’aiuto dato ad un paese aggredito. Questa riflessione poggia sulla considerazione di un elemento che fa la differenza e riguarda la caratteristica delle armi fornite e il loro maggiore potere distruttivo, dai carri armati all’artiglieria missilistica guidata dai computer e da una rete di informazioni, che solo l’America è nella condizione di fornire utilizzando i satelliti. Per questo motivo, questa nuova situazione ci induce a riconoscere un più diretto coinvolgimento degli USA e rende convincete la rilevazione che sta combattendo una guerra senza avere sul terreno di battaglia un proprio esercito.
La stampa americana ci informa che non tutti i consiglieri del Presidente Biden sono d’accordo su come proseguire questa politica, e tale divisione vede prevalere quella parte che ritiene di essere ormai direttamente coinvolti in questa guerra, che non ha latri sbocchi se non quella della sconfitta della Russia. Il fatto che al proposito non ci siano chiare e oneste prese di posizione, in qualche modo contrarie o apertamente dissociative contro questa linea pericolosa, è preoccupante, perché questa sembra la premessa per un nuovo tipo di missione per la NATO: un suo coinvolgimento senza avere mai messo in atto un tentativo di un armistizio quale premessa per costruire un tavolo di trattativa per raggiungere la fine della guerra e realizzare la pace
Sono tante le voci che si sollevano nella parte del mondo occidentale contro questa guerra ed esprimono la loro condanna contro l’invasione dell’Ucraina definita “ una guerra di aggressione” e indicano Putin come un Barbaro. Da parte loro i russi dicono che questa è una guerra in cui la Russia sta combattendo per la sua sopravvivenza e contro gli Stati Uniti, e vogliono la sconfitta di un ordine globale ingiusto in cui gli Stati Uniti dominano economicamente e finanziariamente imponendo la sua politica. Se la strada della pace si lascia impigliare nelle maglie di questo scontro nessuno ne uscirà vincitore. L’Europa deve giocare le sue carte, riprendere nelle sue mani il destino del continente e utilizzare ogni mezzo, ogni minima possibilità per portare la Russia a dare la sua disponibilità a trattare e definire insieme un percorso nuovo, d’intesa comune e concordia per dare al continente una pace duratura. Se lasciamo che sia l’America a gestire questa partita, l’Europa non avrà futuro.
Alberto Angeli
Nel discorso di Putin i prodromi della guerra. di A. Angeli

Osserva bene l’immagine, la distanza tra Putin e i membri del consiglio di sicurezza, che rende efficacemente l’idea del senso di autoritarismo o Cesarismo che quell’autocrate rappresenta. E’ in questa recita che l’acme del potere, manipolando la storia al solo scopo di affermare il sogno di Putin per una grande Russia, usa l’arma ottocentesca della guerra per scatenare l’apocalisse. Seguiamo alcuni passaggi del delirante discorso di Putin, per capirne il senso, l’obbiettivo e il significato. Un discorso durato oltre un’ora con il quale il Presidente della Russia si è spinto ben oltre lo scopo dichiarato di riconoscere l’indipendenza di due territori appartenenti all’Ucraina, occupati dai separatisti con il sostegno dei soldati Russi. Un discorso traboccante di nazionalismo intransigente, una paranoica rabbia contro l’occidente, ricostruzioni storiche ridondanti di falsità, un senso di perduto orgoglio imperiale. Ma lasciamo parlare Putin, che dopo l’occupazione delle due provincie ucraine Donetsk e Luhansk, articola una prolissa giustificazione per una ulteriore invasione dell’Ucraina, la quale trasmette a buon intenditore minacce per una probabile avanzata verso Kiev..
“Da tempo immemorabile, le persone che vivono nel sud-ovest di quella che è stata storicamente terra russa si chiamano Russi e Cristiani Ortodossi . Quindi, inizierò con il fatto che l’Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia o, per essere più precisi, dai bolscevichi, la Russia comunista. Questo processo iniziò praticamente subito dopo la rivoluzione del 1917, e Lenin e i suoi associati lo fecero in un modo estremamente duro per la Russia: separando, recidendo ciò che è storicamente terra russa”.
Stando a Putin i confini dell’Ucraina sono una creazione artificiale di pianificatori sovietici che hanno ingiustamente donato la legittima terra russa all’interno della Repubblica socialista sovietica ucraina. In realtà, i confini interni sovietici riflettevano secolari divisioni culturali e politiche, così come quella che gli stessi censitori di Mosca ritennero essere una maggioranza etnica ucraina in tutto quel territorio, inclusa quella che oggi è l’Ucraina orientale.
I commenti di Putin, che si basano sulla sua giustificazione per l’annessione della Crimea nel 2014 implicano un mandato per affermare la sovranità russa su parte o tutta l’Ucraina orientale, anche se per ora sta solo riconoscendo l’indipendenza dei separatisti sostenuti da Mosca che ne controllano parti. I suoi ripetuti riferimenti all’Ucraina come artificiale e il suo passato continua affermando che: “l’Ucraina non è nemmeno uno stato”, per cui, come ha affermato nel 2008, suggeriscono l’interpretazione che spetta alla Russia la possibilità di dichiarare tutta l’Ucraina un’invenzione storica, che serve a giustificare un’invasione più ampia. Al proposito prosegue: “E oggi la “progenie riconoscente” ha distrutto i monumenti a Lenin in Ucraina. La chiamano de-comunizzazione. Vuoi la de-comunizzazione? Molto bene, questo ci sta benissimo. Ma perché fermarsi a metà? Siamo pronti a mostrare cosa significherebbe la vera de-comunizzazioni per l’Ucraina”.
Putin sta espressamente suggerendo che gli ucraini avrebbero dovuto ringraziare Vladimir Lenin, il leader fondatore del Comunismo sovietico che Putin incolpa per i confini dell’Ucraina, piuttosto che rovesciare le statue dell’era sovietica durante le proteste del 2014 contro il governo filo-Mosca di Kiev. Una lettura che ci consente di cogliere nel suo riferimento alla “reale de-comunizzazione” che Putin si stia preparando a cancellare quella che considera l’effettiva eredità di Lenin ridisegnando con la forza i confini dell’Ucraina a suo piacimento.
Continua: “ l’immunità statale dalla malattia del nazionalismo stava diffondendosi. Come ho già detto, non c’era un diritto di secessione dall’Unione Sovietica”. Un passaggio del disco molto chiaro poiché Putin si presenta allo stesso tempo come un difensore del nazionalismo russo, attraverso rivendicazioni territoriali sanguinolente, e come combattente contro la “malattia del nazionalismo”, in questo caso la lunga lotta dell’Ucraina per l’autonomia nazionale. Questa contraddizione è radicata nella sua ossessione per lo scioglimento dell’Unione Sovietica, a cui dedica una lunga parte del suo discorso.
“È ora che radicali e nazionalisti, compresi e principalmente quelli in Ucraina, cessino di prendersi il merito di aver ottenuto l’indipendenza. Come possiamo vedere, questo è assolutamente sbagliato. La disintegrazione del nostro Paese unito è stata determinata dagli errori storici e strategici da parte dei dirigenti bolscevichi e della dirigenza del PCUS, errori commessi in tempi diversi nella costruzione dello stato e nelle politiche economiche ed etniche. Il crollo della Russia storica nota come URSS è sulla loro coscienza”. Un passaggio, questo, che non lascia dubbi sulle vere intenzioni del Presidente della Russia. Infatti, putin sostiene che l’Ucraina e altre ex repubbliche sovietiche sono state manipolate per dichiarare l’indipendenza da Mosca da opportunisti egocentrici. In realtà, la stragrande maggioranza degli ucraini – comprese le regioni dell’Ucraina orientale che Putin suggerisce siano state strappate dalla Russia contro la volontà dei loro residenti – ha votato per stabilire uno stato indipendente. Nella sostanza, da questi riferimenti si evince come Putin ritenga lo stato ucraino come una creazione illegittima: un atto di furto alla Russia; allora è inevitabile che agli ucraini ritornino sotto il governo di Mosca. Si tratta di una pericolosa escalation che suscita preoccupazione in tutta Europa, poichè Putin suggerisce che questo vale per tutte le ex repubbliche sovietiche. Tre di questi paesi sono ora membri della NATO, il che significa che l’alleanza si è impegnata nella loro difesa: Estonia, Lettonia e Lituania. Ma per Putin: “Le autorità ucraine – lo sottolineo – hanno iniziato costruendo la loro statualità sulla negazione di tutto ciò che ci univa, cercando di distorcere la mentalità e la memoria storica di milioni di persone, di intere generazioni che vivono in Ucraina. Non sorprende che la società ucraina abbia dovuto affrontare l’ascesa del nazionalismo di estrema destra, che si è rapidamente trasformato in russofobia e neonazismo aggressivi”.
Quanto riportato costituisce una esplicita presa di posizione di Putin per una guerra dichiarata e condotta per impadronirsi non solo di parti dell’Ucraina ma spingere la sua determinazione oltre i confini di quel Paese, verso l’Europa. L’Occidente, in particolare l’Europa, hanno sul tavolo una precisa minaccia alla pace ed un uomo al comando di una potenza militare che si è posto un disegno preciso, un obbiettivo: ricostruire l’impero Russo del XIX secolo e con la stessa mentalità di quell’epoca muove le sue forze, confidando sulla incapacità di una risposta decisa e all’altezza del momento da parte dell’Occidente – USA e Europa -. Non sono le sanzioni la risposta sufficiente, è necessario ricorre all’ONU e rivendicare ottenere e costruire un corpo militare sotto l’egida dell’ONU, anche se la Russia dovesse far valere la sua condizionalità, da disporre ai confini oggetto dell’atto di guerra da parte di una potenza militare contro uno stato e un popolo indifeso.
Alberto Angeli