Onore a Giorgio Ruffolo. di G. Giudice

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Ho appena appreso della scomparsa del carissimo compagno Giorgio Ruffolo.

Storico rappresentante della cultura politica socialista. So che era malato da tempo. Era nato nel 1926.

In Lucania abbiamo avuto l’onore di avere Giorgio come deputato. Ci fermavamo a parlare spesso: Lui ci rammentava della sua forte amicizia con Federico Caffè, che considerava il suo vero maestro. E spesso lo accompagnava a Cambridge, patria degli economisti post-keynesiani come la Robinson e Piero Sraffa. E del suo forte legame con il nostro Paolo Sylos Labini. Giorgio, in giovantù era stato Trotzkista, come Rino Formica. Iscritto al PSI fin dal 1944, come tutti i giovani di ispirazione trotzkista , aderì al PSLI di Saragat, tranne uscirne nel 1950. E rientando nel PSI nel 1958 , dopo la svolta autonomista. Superò il trotzkismo e si avvicinò ad Antonio Giolitti. Grande sostenitore della politica di programmazione economica, fu economista all’OCSE, coordinatore del Centro Studi dell’ENI di Mattei. Poi , per lunghi anni Segretario della Programmazione Economica. Un economista non accademico, che però valeva molto di più di molti economisti accademici.

Il suo approccio all’economia era di carattere sistemico. Intendeva l’economia non come un sistema chiuso, ma aperto ad altre discipline , come la sociologia, l’antropologia, l’ecologia. Aveva una cultura enciclopedica. Profondo conoscitore di Marx , come di Keynes e di Schumpeter. Ammiratore di Karl Polanyi. Fu un critico radicale del neoliberismo. Nel suo gran bel libro “La Qualità sociale” fa conoscere a fondo le teorie neoliberiste e monetariste di Milton Fridman e della Scuola di Chicago. Come quella dei teorici del privatismo economico e delle “politiche dell’offerta” . A cui mosse un attacco formidabile proprie sulle loro radici epistemologiche.

Si definiva un “socialista liberale”, ma, precisava , non nel senso di Tony Blair, ma in quello autentico di Carlo Rosseli. Coordinatore del “Progetto Socialista ” del 1977 (opera ben più consistente e corposa del “Vangelo Socialista di Pellicani (verso il quale non mancò di profondere critiche) …..fu un critico di Craxi, non un suo antagonista. Diceva che bisogna sempre distinguere tra Craxi ed il craxismo. Nondimeno , pur essendo un profondo sostenitore dell’autonomia socialista, rifiutò il “bonapartismo” di Craxi e la sua gestione del partito.

Severo critico del togliattismo non fu però mai anticomunista. Ebbe ottimi rapporti con uomini del calibro di Gerardo Chiaromonte. Insieme a Luciano Gallino (anch’egli socialista) fu il primo a mettere in evidenza la forte tendenza alla finanziarizzazione dell’economia capitalista nella globalizzazione neoliberista. Fu un europeista convinto, ma anche un profondo critico della deriva che la UE stava prendendo, fino a sostenere l’idea della doppia circolazione monetaria (comE Gallino) nel suo ultimo libro “Il film della crisi” scritto con il caro amico e compagno Stefano Sylos Labini, figlio di Paolo. Ci sarebbe tanto altro da dire su Giorgio.

Condivisi con lui l’esperienza della Fed Laburista, e la entrata nei DS che per me fu un fallimento.

Caro Giorgio, con te se ne va un pezzo importante della mia formazione politica. Ma anche tu sei stato cancellato dalla “damnatio memoriae” della cultura socialista. Riposa in pace carissimo compagno socialista.

Giuseppe Giudice

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