Reddito di cittadinanza e chiacchiere stupide. di J. Nannini

Il reddito di cittadinanza avrà numerosi difetti nella formulazione legislativa e nella sua materiale applicazione amministrativa, ma il tono e i presupposti con cui lo si attacca alla radice non devono far parte della cultura di nessuno che si definisce socialista , democratico, di centro-sinistra…
Una democrazia compiuta non ha soltanto il compito di garantire il lavoro, le cui condizioni storiche sono mutate ( e chi lo nega non ha idea del Paese in cui vive), ma ha il dovere di evitare che che ogni essere umano, occupato disoccupato o inoccupabile, viva nella povertà e nella miseria.
Proposte di “mettere a lavorare chi prende i soldi e sta sto divano ” e tutta quella retorica cancerogena che ha attaccato anche una parte di sinistra parte da un latente sentimento : coltivare i sensi di colpa di chi è in difficoltà .
Per ogni “furbetto” che ruba il RDC ci sono 1000 famiglie che mettono il piatto in tavola e questo è un fallimento dell’apparato amministrativo, non dei percettori .
Infine un’ultima cosa , la più evidente e fastidiosa. Una riposta a chi si chiede se è giusto che un percettore di reddito di cittadinanza prenda solo 200 euro in meno ad un lavoratore che si rompe le ossa : ciò che è ingiusto non è prendere un sussidio senza far niente, ma che in questo Paese si lavori come bestie per 1000 euro al mese e senza tutele, con salari bloccati da 30 anni e un impoverimento disumano della classe lavoratrice e delle nuove generazioni
Alziamo i salari che sono da fame , non coltiviamo i sensi di colpa in un Paese sempre più povero in cui ogni minima forma di proprietà e benessere per chi è in difficoltà viene travolta da reazionarie pretese di economisti fasulli.
A sinistra , tra i socialisti e i democratici, abbiamo il dovere di combattere la povertà e alcune forme di ricchezza ingiusta, non il benessere di chi lavora e di chi è affamato .
Jacopo Nannini