Alluvioni nel Mediterraneo tra cambiamenti climatici e urbanizzazione selvaggia, di B. Ceccarelli
Le inondazioni e le tempeste che colpiscono sempre più frequentemente il bacino del Mediterraneo e i relativi Paesi stanno facendo decine di morti: Francia, Italia ,Grecia, ecc. La devastazione dei territori risulta essere pesantissima. La frequenza di tali episodi intensi può essere messa in relazione sia con il riscaldamento globale e sia con gli episodi di consumo di suolo dissennato. Il legame con l’”affaire” Tor di Valle.
Le inondazioni e le tempeste che colpiscono sempre più frequentemente le coste del Mediterraneo e i relativi Paesi, hanno comportato sinora decine e decine di morti. In Francia, in Italia, in Grecia, ecc., interi territori ne sono risultati devastati.
A casa nostra ricordiamo tristemente le tragedie che hanno colpito la Liguria, la Sardegna, e non solo. Oggi sono colpite alcune regioni del Centro Sud e la Sicilia.
Parrebbe che la problematica per le autorità preposte consista esclusivamente nella capacità di saper leggere bene tutti i parametri che determinano i Bollettini metereologici per poter essere – responsabilmente – bravi ad allertare le popolazioni.
Governo, Protezione civile e Sindaci cercano di dimostrare di aver alleviato i danni, riducendoli.
Queste tremende tempeste sono provocate dall’incontro di masse d’aria calda e umida proveniente dal sud del Mediterraneo e di masse d’aria più fredda provenienti da latitudini più in alto, nel nord. Quel che invece è molto eccezionale è l’intensità del fenomeno che si sviluppa da qualche tempo a questa parte. Veri record di precipitazione in poche ore.
Questi fenomeni, estremi e molto localizzati, sembrano legati direttamente al riscaldamento climatico. Ne sono pure convinti molti ricercatori che sintetizzando esprimono questa analisi : «Le ricerche sul clima lasciano effettivamente pensare che andremo incontro sempre più spesso a questo tipo di situazioni».
I media ne parlano, spesso con lunghi e angoscianti resoconti. Tuttavia si salta a piè pari, la questione è inesistente, il legame esistente tra la responsabilità di una cattiva programmazione urbanistica e il possibile collegamento con i cambiamenti climatici.
Se le aree urbane si ingrandiscono con programmazioni risibili (vedi ad esempio la normativa circa le compensazioni), se si continua irresponsabilmente a costruire in ogni dove, se l’idrologia urbana (in particolare le reti di canalizzazione dell’acqua) non permettono di assorbire le quantità di acqua che vengono dal cielo, se la regolamentazione dei fiumi non è sufficiente, si possono avere eventi catastrofici. Mentre possiamo affermare che molta (o praticamente tutta) è la responsabilità dell’uomo, credo che risulterebbe vano e sbagliato pensare che sia utile cercare una “gerarchia di responsabilità” circa i disastri, addossandoli separatamente al cambiamento climatico o alla urbanizzazione insensata.
Mai come in questa epoca appare incredibile la separazione culturale esistente tra conoscenza, ricerca e modello di sviluppo. Anzi in questo caso salta completamente quella che si chiama visione Glocal (globale e locale). Infatti in questo caso coloro che sono preposti alla pianificazione e programmazione (la Politica e le Istituzioni) non solo, come si dice, dovrebbero avere la cultura di pensare globalmente e agire localmente , ma dovrebbero essere capaci di fare di più.
A Roma abbiamo un esempio emblematico. L’Assemblea Capitolina dichiara “l’interesse pubblico” per la realizzazione di uno Stadio di calcio in una area a rischio idrogeologico e contemporaneamente collega tale realizzazione alla possibilià (perfino interpretando in modo “ disinvolto” le normative al riguardo) di costruire nella medesima area, fragilissima, addirittura tre grattacieli alti 220 metri, oltre che altri palazzi di diversi piani. Questa scelta realizza, a mio modo di vedere, per la prima volta nel nostro paese, l’utilizzo di un affare speculativo per dare sostegno (lavoro si dice) a questo modello di sviluppo.
Un modello si badi bene che è responsabile del cambiamento climatico e consegue nel pianeta la più grande diseguaglianza tra gli uomini che ci sia mai stata nella storia. La conseguenza che nel Mediterraneo si vede giornalmente é pure nella contemporanea fuga di milioni di migranti che scappano dai luoghi nella quale già si sta consumando la terza guerra mondiale.
Cercare di mettere delle pezze attraverso provvedimenti inutili e stravaganti come spesso fanno gli inadeguati amministratori nostrani oltre che il danno, se fossimo capaci di ironia, ne coglieremmo pure il ridicolo.
Risalire la china non è per nulla facile. Compito della parte migliore del paese è quello di non perdere la bussola e tenacemente provare a mantenere in modo lucido la dimensione delle problematiche che sono in gioco. Con una frase presa a prestito occorrerebbe sapere che le generazioni che verranno ci giudicheranno.
Bruno Ceccarelli