La BCE, il pensiero unico e la dittatura monetarista, di M. Foroni
Nell’ambito dell’Unione economica e monetaria un ruolo estremamente importante spetta alla BCE (la Banca Centrale Europea), qualificata come istituzione dall’art. 13 TUE e che possiamo rappresentare come una sorta di “sistema speciale” nell’ambito dell’Unione e ciò perché in materia di politica monetaria alla BCE e alla SEBC (Sistema Europeo di Banche Centrali) sono stati attributi poteri incisivi, pressoché esclusivi.
Il SEBC (organo non autonomo composta dalla BCE e dalla Banche centrali nazionali) ha quale obiettivo principale, definendo e attuando la politica monetaria dell’Unione, quello dimantenere la stabilità dei prezzi.
E’ dunque la BCE, fornita di capacità giuridica, che con il suo apparato esercita in concreto le competenze in materia monetaria, ad iniziare dalla emissione e dal governo dell’Euro (con riguardo ai diciassette Stati aderenti) l’unica moneta emessa, nel corso della Storia, senza Stato sovrano.
Quindi, la BCE si caratterizza per una posizione anomala di assoluta indipendenza sia nei confronti degli Stati membri che hanno perduto la sovranità monetaria ma anche, e qui è l’aspetto ancor più inquietante, rispetto alla istituzioni politiche europee. Tale scelta risponde al teorema ideologico di dare la priorità assoluta ed esclusiva alla stabilità dei prezzi al fine di evitare le cosiddette “spinte inflazionistiche” nella assoluta convinzione che il controllo dell’inflazione sia un fattore determinante per una effettiva crescita economica (ah, povero John Maynard Keynes!), nel rispetto delle teorie economiche neoliberiste e monetariste proprie dei Chicago Boys di Milton Friedman, sperimentate per la prima volta in Cile dopo il golpe militare fascista di Pinochet nel settembre 1973.
A tal fine, le decisioni di politica monetaria sono state sottratte ad ogni forma di controllo politico democratico da parte di organi e istituzioni politiche, europee come nazionali (art 130 TFUE). Di particolare importanza è, tra l’altro, anche il potere normativo proprio della BCE, dato che l’art. 132 del TFUE le conferisce un ruolo rilevante e decisivo a seguito del quale questa può emanare Regolamenti e Decisioni (obbligatori entrambi), Raccomandazioni e Pareri tutti applicabili direttamente in ciascuno degli Stati membri aderenti all’area Euro.
Ora, trattandosi di atti normativi (in particolar modo i Regolamenti) dobbiamo con forza evidenziare che siamo in presenza di un meccanismo istituzionale antidemocratico e autoritario, privo di ogni legittimazione popolare, in quanto gli atti sono adottati al di fuori di qualsiasi partecipazione e controllo di istituzioni politiche (pensiamo, sempre in ambito UE, al Parlamento europeo). Fatto, questo, che mette in risalto il vulnus gravissimo di democrazia che caratterizza gli attuali assetti istituzionali europei, risalta il potere “ricattatorio” nei confronti di Governi democraticamente eletti come nel caso della Grecia, e che è causa prima dell’attuale crisi finanziaria e delle conseguenti ricadute sulle dinamiche economiche, sulla occupazione e sulle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, sulla vite precarie e incerte di milioni di cittadine e cittadini.
Marco Foroni