La sinistra americana e gli entusiasmi impulsivi della sinistra nostrana. di L. Paccosi
Il decadimento che avvolge la sinistra, mostra uno stadio di decomposizione avanzata soprattutto sul versante teorico e nel contesto italiano. Questo implica la tendenza, da parte dei leader di sinistra nostrani, ad aggrapparsi a qualsivoglia segnale di presunta “riscossa”, in maniera irrazionale e impulsiva.
E’ avvenuto otto anni fa con l’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI, elevata dalla sinistra al rango de “Il Capitale”; è avvenuto sei anni fa con l’entusiasmo verso Francois Hollande, salutato come latore d’una svolta a sinistra salvo poi rivelarsi uno dei più infidi leccapiedi delle èlite finanziarie; è avvenuto quattro anni fa con la santificazione di Alexis Tsipras, ovvero di colui che, poi, sarebbe stato protagonista d’una delle più gravi sconfitte e del più gigantesco ribaltamento di prospettiva che la sinistra abbia mai subìto in tutta la sua storia; succede ora con questa nuova ondata di socialismo negli Stati Uniti.
L’ondata socialista americana, va subito chiarito, non è un fenomeno di semplice marketing, bensì un fatto politico reale e avente implicazioni sociali d’indubbio interesse. Infatti, analogamente a quanto avviene da noi con il M5S o in Spagna con Podemos, questo socialismo che mette assieme il vecchietto Sanders e figure politiche under-30, sta generando e diffondendo un nuovo tipo di attivismo politico giovanile.
Questo segnale positivo, però, non può esimere nessuno dalla valutazione politica vera e propria. E allora, in termini strettamente politici, va detto che l’entusiasmo nei confronti di Alexandria Ocasio-Cortez e compagnia, è come minimo prematuro per le seguenti ragioni:
a) Questo fronte neo-socialista americano, presenta di certo elementi d’interesse e discontinuità come, per esempio, l’affermazione fatta da Sanders qualche anno fa, secondo cui l’abolizione dei confini è un concetto di destra; ma su molti altri aspetti, quest’area non risulta ancora nitidamente qualificabile, a cominciare dalla politica estera e dal ruolo imperialista degli Stati Uniti nel mondo.
b) Fare i socialisti in Europa è una cosa, farlo in un sistema bi-partitico come quello americano è tutt’altro. In questo momento, le nuove leve della sinistra americana si trovano a militare in un partito – quello Democratico – che è maggioritariamente a favore d’ogni genere di deregulation neoliberista sull’economia, nonché a favore dello scatenare guerre in giro per il mondo. Per riuscire a invertire i rapporti di forza interni, i neo-socialisti dovrebbero mettere in atto una strategia di penetrazione istituzionale capillare e multi-frontale prendendo a esempio i neocon nel Partito Repubblicano; questi ultimi, infatti, sono riusciti entro quel contesto a esprimere egemonia per molti anni, pur essendo una sparuta minoranza. Si tratta, però, di un’operazione tutt’altro che semplice e richiedente anni di tempo.
c) La sinistra italiana dovrebbe, per chiarirsi politicamente, razionalizzare se sia corretto o meno proseguire nella linea “atlantista”, ovvero se sia il caso di continuare a imitare e seguire pedissequamente tutto ciò che fa la sinistra americana. Infatti, così come il centrosinistra italiano assume, da decenni, atteggiamenti di pedissequità verso i vari Clinton e Obama, parimenti la sinistra cosiddetta radicale accoglie come faro messianico i movimenti d’oltreoceano come quello di Seattle od Occupy. Movimenti che però, lungo la scia del loro percorso, almeno in Europa occidentale, non hanno lasciato assolutamente nulla, neanche la più timida mediazione riformista. Questo “atlantismo” che risale ormai al ’68, dunque, andrebbe rivisto criticamente e chi si riconosce nei valori storici della sinistra dovrebbe, piuttosto, guardare a leader la cui visione non è atlantista bensì proiettata verso Est, ovvero verso il mondo multipolare; leader come Jean-Luc Melenchon e Sarah Wagenkenecht.
d) Infine, non è ammissibile che gli esponenti della sinistra liberista-globalista – il PD, il quotidiano Repubblica e così via – pretendano ora di rifarsi una verginità applaudendo alla Ocasio-Cortez: chi, per tutto questo decennio, ha sostenuto le politiche anti-popolari dell’austerity europea, chi ha tifato per le aggressioni imperialiste della Nato ai danni di paesi sovrani, non può bypassare il proprio fallimento storico – pensare di poter evitare di pagarne il prezzo – semplicemente saltando sul carro di Corbyn e Sanders. Non è così che funziona la Storia.
Riccardo Paccosi