Costruire una sinistra per il cambiamento: è una prospettiva possibile, con l’impegno di tutti i progressisti. di A. Angeli

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Huoston abbiamo un problema: “il motore sinistro dell’astronave si è bloccato, rischiamo di cadere! Navighiamo affidandoci al solo motore di destra”. Dall’avventura spaziale a quella terrestre, il paragone di confronto della realtà eterea con quella terrestre, in cui sopravvive la rappresentanza della sinistra in questo inizio secolo, non toglie nulla al valore della metafora: la sinistra è fuori gioco, non solo in Italia, ma anche in Europa. Infatti, sono ormai labili le tracce della sua presenza alla guida dei singoli Governi dei Paesi dell’Europa Unita, anche mediante coalizioni. Resistono in colore rosa: Portogallo, Grecia e, con tutti i sospiri del caso, l’Italia, con il governo Gentiloni sostenuto dal PD e da ciò che rimane del centro.  Una dèbàcle spaventosa, un’apocalisse moderna. Ricercare la causa di questa dissolvenza politica dovrebbe costituire l’impegno a cui dedicare ogni inimmaginabile risorsa intellettuale e culturale, per trovare la cura in grado di avviarne la lenta, ma sicura guarigione.

La Sicilia è stata la macchina della verità: l’ago ha oscillato disegnando la responsabilità ( la colpa !) di entrambi gli schieramenti della sinistra. Una lampante batosta dalla quale non sembra originare alcuna volontà di ripensamento dalle due parti, PD e MdP e da ( poco, per la verità) ciò che residua alla loro sinistra. L’elettore tradizionalmente di sinistra e progressista, ( che costoro insistono a ricordare solo per ridondare affermazioni tipo: il cittadino, altrimenti non ci capirebbe…..), ben consapevole di cosa sta accadendo non riesce a trovare una sola spiegazione plausibile, attendibile, convincente allo scontro distruttivo che coinvolge la sinistra italiana a tutto vantaggio del M5S e della destra.

Non mancano i soccorritori: prima Pisapia, poi Grasso e infine la Boldrini, sono saliti sulla scena per dire ognuno la sua in merito a come risolvere il problema da essi indicato nell’alternativa al PD, soprattutto a Renzi. Il suo abbandono, di Renzi si intende, è auspicato come extrema ratio per ricostruire un minimo d’intesa sul versante PDMdP, nel senso che a Canossa deve andare il PD, rinunciando alla sua pretesa identitaria con Renzi.

Tutto questo ricorda  “La Patente” di Pirandello, in cui il personaggio centrale Chiàrchiaro deve confrontarsi con la perdita della propria identità a causa degli altri, che qui si immedesima nella sinistra, quando questi Cavalieri dell’Apocalisse ( in attesa del quarto, ovviamente, per dare concretezza all’opera) si susseguono sul Palco nella loro perorazione per una nuova sinistra, però alternativa al PD ( salvo la bonaria sensibilità a cui ricorre Pisapia), pur mantenendo, i due Presidenti, la Carica e il ruolo Istituzionale. Dobbiamo così attendere che una quarta figura venga a completare il quartetto, con lo scopo di proporsi quale nuovo alfiere al quale affidare la guida di una rivoluzione che, al massimo, porterà al 10% la rappresentanza di questo schieramento, ma con un governo per il 2018 consegnato alla destra o ai cinquestelle.

E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce” (vangelo di Giovanni) dove tenebre e luce si  confrontano e rappresentano l’idea dell’uomo che prende coscienza del proprio stato, nel senso che egli è nulla a confronto della potenza delle cose. E le cose non sono come le vedono Renzi, Bersani, Pazienza, D’Alema, Grasso, Boldrini, Civati, Fratoianni, Vendola e la infinita compagnia dei cerchi più o meno magici. Infatti, i tanti, i milioni di ignoti che si sentono vicini alla sinistra e che si muovono nella società, che vivono i problemi della quotidianità: servizi scadenti, scuole fatiscenti, progressivo smantellamento della sanità pubblica, povertà diffusa, disoccupazione giovanile a due cifre, disuguaglianze sempre più marcate, migrazione, accoglienza e inclusione fuori controllo, per cui si diffonde l’insicurezza, la paura del diverso, infine il Welfare da riformare e ridefinire, si aspettano risposte e non battaglie, non si sentono coinvolti in questa atmosfera di acrimonia personale. Per questo si astengono o scelgono altre rappresentanze, sperimentano altre vie, o si lasciano tentare da proposte radicali, alternative al sistema democratico, arrivando a votare per i populismi.

Allora, non si guardi al PD come ad un nemico, solo perché Renzi è il Segretario. Si guardi alla nostra destra dove cresce e si rafforza il vero nemico della democrazia e della libertà. Si tratta di un contagio che ormai supera i nostri confini. Infatti, l’Europa non va sicuramente a sinistra: in Polonia manifestano le destre estreme, nazionaliste; in Romania, Bulgaria, Austria, Germania, le cose non sembra vadano molto meglio. Anche in Italia la destra estrema dilaga ( non solo Ostia o Lucca), trovando compiacente plausibilità nella cosiddetta stampa opinionista. Non è più tempo di cincischiare ma di lavorare per trovare un’intesa su pochi temi in carattere con il pensiero progressista e egualitario della sinistra moderna. Il PD ha le sue responsabilità, e tuttavia è votato da uomini e donne, giovani e non più giovani, che hanno creduto e credono nel progetto di una società nuova e migliore, non è possibile costruire un’altra sinistra più a sinistra pensando di sottrargli i voti. E in attesa lasciare che le destre finiscano il loro lavoro, riprendendo dai disastri sociali ed economici lasciati dai Governi di Berlusconi e la Lega; oppure si esperimenti il movimento cinquestelle, cioè per uscire dall’Europa e dall’euro, per una politica economica di cui nessun economista è stato in grado di darne una lucida interpretazione.

L’alternativa vera è che PD, MdP, e ciò che rimane delle sinistre, si siedano attorno ad un tavolo e si confrontino sui temi che abbiano come centralità il lavoro, i giovani, la scuola, l’ambiente, il rilancio dell’economia; e ancora: la ricerca e innovazione di prodotto, rilancio della sanità pubblica, recuperando la sua universalità; rispetto della progressione fiscale con una lotta decisa e rigida contro l’evasione; egualitarismo e giustizia su tutti i fronti: dagli stipendi ai trattamenti di pensione, stabilendo per un certo periodo un massimo e un minimo; introduzione di un salario di avviamento al lavoro e riforma del Welfare soprattutto recuperando lo sbriciolamento delle erogazioni. Ancora: una politica seria rivolta al fenomeno della migrazione, con la soluzione programmata dei problemi che si sono creati in questi anni di accoglienza effettuata senza programmazione, riportando ordine e sicurezza nelle periferie e nelle città. Inoltre una politica di Pace e impegnarsi per un’Europa finalmente unita.

Una società giusta non è un’utopia ma una possibilità alla quale possiamo guardare, consapevoli che spetta a noi lavorare per questo obiettivo. Allora, al lavoro!

Alberto Angeli

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