Stadio Tor di Valle: un progetto che fotografa il volto della politica del tempo attuale, di B. Ceccarelli

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E’ da qualche giorno che l’attenzione sul cosiddetto stadio della Roma pare essersi sopita. La politica, pure avendolo presente – da qualche settimana è all’ odg dei lavori per l’Assemblea capitolina – ha scelto la strada di avanzare a fari spenti e senza clamori. Se un qualche riferimento è possibile, ancorché in modo indiretto, lo si deve alla notizia che la città si appresterebbe a candidarsi per le Olimpiadi del 2024.

Anche i media, che nel corso di questi mesi hanno riportato notizie al riguardo, paiono aver messo la sordina e se ne parla poco o niente.

A cosa si deve tutto questo? Probabilmente alla volontà di poter approvare la deliberazione che riconoscerebbe l’interesse pubblico all’opera, senza che questo susciti eccessiva attenzione.

L’analisi di questa apparente metamorfosi non appare facile ne semplice. Non c’è alcun dubbio che la Giunta Marino attraversi un periodo di pesanti difficoltà. Limiti gravi alla sua capacità di affrontare adeguatamente le problematiche della città sono evidenti. La bruttissima figura di aver avallato i licenziamenti dei musicisti del Teatro dell’Opera, i tagli delle linee per il trasporto pubblico e le pesanti difficoltà finanziarie dell’Atac, un evidente impaccio per la gestione della metropolitana C, dei suoi ritardi di realizzazione, dei suoi costi e delle contraddizioni circa l’apertura all’esercizio di un tratto che facendo capolinea a Centocelle non ha la utilità che dovrebbe avere una grande infrastruttura al servizio della città. Non mi dilungo, l’elenco non è breve. Rimane tuttavia, ancora da ricordare, la vicenda di Tor Sapienza, per la quale la politica romana (non solo la Giunta attuale) ha dato la migliore immagine della sua pochezza, che la città sta pagando da oltre un decennio.

Tornando all’affaire Tor di Valle, non c’è dubbio che tutte queste questioni possano pesare e condizionarne la rappresentazione.

E tuttavia occorre, invece, mantenere in massima evidenza quanto accade per Tor di Valle. Son confluiti su questa proposta una serie di interessi e significati che sarebbe utile meglio chiarire.

Dalla lettura della proposta di delibera che è all’odg dell’Assemblea Capitolina emerge un dato desolante. Nella proposta sono state ricomprese le osservazioni (quasi nessuna accolta) fatte dai due Municipi interessati e non c’è cenno sulle evidenti lacune circa le relative attività delle Commissioni capitoline, che pure si sono riunite in modo congiunto, più volte.

Abbiamo a che fare con un ceto politico che crede o fa finta di crederlo, di farsi scudo di una burocrazia tecnico e amministrativa che nei fatti assume il ruolo di facilitatore affinchè il tutto sia conforme alle leggi a ai presunti interessi della città. Sembrerebbe l’altra faccia di una medaglia nella quale una burocrazia Tecnica e Amministrativa corrisponde, pienamente, ai desiderata della cosiddetta volontà politica dei governanti.

Per rendere più chiaro quello che intendo, dirò che ero presente ad una delle riunioni (un Municipio) nella quale si stava deliberando il parere favorevole e, seduto vicino ad un Tecnico, esprimevo valutazioni che si riferivano al pasticcio di dubbia legittimità, anche riguardo l’iter e il rispetto delle normative, con cui si stava procedendo. Il Tecnico mi argomentava che c’era poco o nulla da valutare, in quanto si trattava solo di assecondare la volontà politica.

La politica e in qualche misura una parte dei media ha sorvolato sul fatto che dai cittadini (il Comitato Difendiamo Tor di Valle dal cemento e altre decine di associazioni e personalità cittadine) è venuta crescendo una forte ostilità al progetto. Non si trattava di dire si o no allo Stadio ma di dire un secco No alla speculazione che facendosi scudo dello stadio medesimo intenderebbe cementificare l’area costruendoci ben tre grattacieli (si dice di 220 metri di altezza). Un milione di metri cubi di costruito che non ha alcun legame di funzionalità con lo stadio medesimo, ma che tuttavia concorre alla variante del PRG come progetto di interesse pubblico.

E’ stato presentato, dal Comitato Difendiamo Tor di Valle un esposto alla Procura Generale della Repubblica per mettere in evidenza come tutta la procedura seguita, interpretando in modo disinvolto o forzando la normativa medesima, sembrasse aprire un nuovo capitolo e nuove strade alla cultura, dissennata, della cementificazione che ha martoriato e ancora continua a ferire gravemente il nostro paese.

Si è dato vita ad un utilizzo forzato delle normative e ad evidenti strafalcioni programmatici che diventano il bagaglio culturale di cui ci si serve per poter ricavare gigantesche speculazioni economiche.

Tra gli strafalcioni di programma, il più singolare appare essere la progettualità (non la realizzazione) del collegamento del rametto di metropolitana da Magliana fino a Tor di Valle con possibile prolungamento fino alla fermata ferroviaria di Muratella (linea Roma – Fiumicino) e la indicazione (allo scopo di poter argomentare un numero maggiore di trasportati) per un servizio effettuato con almeno 16 treni orari. Forse si vuol chiudere (solo durante le partite di calcio?) la metropolitana B tra Magliana e Laurentina.

Una ultima, ironica, osservazione. L’ incivile spettacolo offerto attraverso il becero attacco al Sindaco in Campidoglio, per le famose multe non pagate, si trasformerà in un “ volemose” tutti bene per Tor di Valle? Crozza dovrà, forse, aggiornare i personaggi che argomentano, da ignoranti, che la politica serve solo a farsi i c… propri?

Il distacco dei cittadini dalla politica fa montare sempre più una forte indignazione. Si deve evitare che questa politica sia al tempo stesso propellente e comburente per un ulteriore balzo indietro del nostro sistema democratico.

Bruno Ceccarelli

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