Per il reinsediamento sociale della Sinistra e l’avvio della fase costituente
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E’ passato circa un anno dall’assemblea operaia svoltasi alla Camera del Lavoro di Sesto S. Giovanni dove oltre 500 delegate/i dei posti di lavoro di tutta Italia del movimento “ per il Partito del Lavoro” si confrontarono per un’intera giornata sulla necessità di dare rappresentanza politica al lavoro sempre più al centro dell’attacco da parte del padronato interno ed internazionale: si è passati dal Governo Letta al Governo Renzi ma la musica non è cambiata ed, anzi, i costi della crisi economica si fanno pesare sempre di più sulle spalle del lavoro dipendente e delle pensioni!
Le elezioni Europee di maggio hanno visto l’affermazione del PD a guida renziana che non ha esitato un istante ad utilizzare il successo elettorale per intraprendere una politica falsamente riformatrice che sta smantellando con estrema virulenza i diritti del lavoro e la stessa Carta Costituzionale , in ossequio alle direttive dei poteri economici continentali e delle politiche rigoriste a guida germanica che hanno come bussola d’orientamento parametri finanziari inaccettabili per politiche di ripresa economica fondate su investimenti e sviluppo, uniche in grado d’invertire la recessione e la stagnazione economica in atto.
Ci troviamo di fronte ad una svolta autoritaria in economia dove organismi non elettivi come la c.d. troika condizionano le politiche dei singoli paesi espropriandoli dei loro specifici livelli decisionali.
Come delegazione di Roma e del Lazio del movimento “ per il Partito del lavoro” che abbiamo partecipato a quell’assemblea , avevamo ben chiaro che solo la riunificazione della sinistra politica di classe, sarebbe stata in grado di fronteggiare l’attacco che il padronato , le banche e la finanza speculativa stavano portando avanti con grande determinazione : purtroppo questo processo è riuscito solo parzialmente con la lista Tsipras alle elezioni europee di maggio anche se dopo cinque anni è stato superato lo sbarramento conquistando una rappresentanza istituzionale. Constatiamo che prevalgono gli interessi dei singoli partiti e raggruppamenti e non viene avviato quel processo costituente di una nuova formazione politica di sinistra di cui c’è un assoluto bisogno!
L’attuale anomalia italiana in Europa si misura anche con l’assenza di una formazione politica di sinistra come è avvenuto in Germania, in Spagna ,in Grecia e più in generale a livello continentale dove le recenti elezioni hanno segnato un incremento consistente della rappresentanza GUE.
Riteniamo che il tempo sia finito per le attese , i bizantinismi ed i tatticismi: il problema non è quello delle alleanze per il governo nazionale o locale alle future elezioni politiche o regionali ma quello di dare vita ad una forza politica di sinistra visibile e riconoscibile per i contenuti del suo programma dalle masse popolari ed in primo luogo dalle lavoratrici e dai lavoratori.
Alcuni timidi passi in avanti sono stati fatti con la manifestazione di SEL a P.zza S. Apostoli che ha avuto nel suo carattere “aperto” alle altre forze di sinistra un segno originale di novità, marcando una discontinuità rispetto al passato, come altrettanto positivamente va considerato l’appello che il Manifesto ”quotidiano comunista” ha lanciato per la ricomposizione della sinistra rivolto ai partiti, alle associazioni ai movimenti ed ai singoli.
Segnali importanti ma ancora insufficienti come lo è la recente costituzione dell’associazione “Sinistra Lavoro” , proposta non priva di interesse data la staticità del quadro, ma che, tuttavia, non ponendosi chiaramente come la fucina organizzativa e politica di un nuovo soggetto e prendendo atto della frammentazione esistente della sinistra pur auspicando il suo superamento ,corre il rischio di rimanere un luogo di confronto e dibattito di natura culturale –politico-sociologica come in passato è stato il Forum dei diritti sociali , senza compiere decisivi passi in avanti verso la costruzione del partito.
Queste nostre valutazioni non pretendono di dare giudizi e voti a nessuno ma consapevoli dei nostri limiti e della nostra dimensione territoriale ,ci permettiamo di avanzare una proposta: tutti i partiti , le associazioni, i movimenti, i singoli che sentono questa esigenza politica a Roma e nel Lazio in questa fase, diano vita ad una Costituente cui aderiscano i singoli e non le organizzazioni per confluire in una grande assemblea fondativa unitaria, in cui oltre ad avviare il progetto politico, vengano anche individuati elementi programmatici da cui non possono prescindere la tutela ed il rilancio del lavoro e dei diritti sociali e la difesa coerente della pace e della solidarietà fra i popoli, così come scolpiti nella nostra Carta Costituzionale
Una Costituente capace di realizzare un reale rinnovamento delle idee e delle persone a partire dalle lotte, valorizzando i giovani al di là della volgare demagogia dei falsi rottamatori, in discontinuità con le logiche di auto-riproduzione del ceto politico residuato dalle innumerevoli sconfitte che tutti abbiamo alle spalle.
Partendo dalla nostra esperienza locale e rafforzando il processo di reinsediamento sociale sul territorio iniziato con l’assemblea del 16 maggio delle “ Case per la Sinistra Unita” e quella del 13 marzo di “ Roma bene comune?” che hanno registrato una grande partecipazione ed hanno coinvolto tutti i partiti della sinistra di classe, le associazioni ,i movimenti ,la sinistra socialista e quelle forze del PD che si riconoscono nella difesa del carattere pubblico ed universale dei servizi e dei beni di utilità sociale, potremmo far crescere il processo unitario in ambiti territoriali più vasti anche nazionali: questa è la nostra ambizione.
La nostra dimensione è quella locale dei posti di lavoro e del sindacato, in particolare della CGIL, ed ancora una volta dobbiamo constatare che questa organizzazione è costretta ad un ruolo di supplenza della politica che non gli compete e che è costretta ad assumere proprio perché non esiste un partito che dia rappresentanza politica al lavoro nella società e nelle istituzioni, in primo luogo in parlamento, dove pur in presenza del generoso contrasto portato avanti da SEL e da alcuni senatori del PD che hanno esplicitato il proprio dissenso sulla legge delega del mercato del lavoro e nonostante l’ ostruzionismo attuato dal Movimento Cinque Stelle, questa è passata. Quest’ultimo è un soggetto ormai rilevante del quadro politico, interprete di un malcontento reale, che, inseguendo per vocazione populista ogni protesta ,finisce per alimentare il disorientamento generale e, dunque, per favorire tentazioni autoritarie, ma se fosse in campo una proposta forte di sinistra sarebbe costretto a sciogliere le ambiguità e, forse, buona parte della sua base saprebbe quale direzione prendere. D’altro canto però, all’interno del PD ha prevalso, infine, la disciplina di partito e non si è avviata una discussione nella prospettiva di una alternativa complessiva alla scelta strategica ormai chiara della subordinazione alle politiche neo-liberiste della Commissione Europea e della BCE e dei governi di larghe intese. Le esitazioni dentro e fuori del PD favoriscono, a nostro avviso, l’ulteriore mutazione genetica della composizione sociale e culturale del partito stesso come dimostra la drastica emorragia di iscritti in corso che rischiano di trasformarlo in un comitato elettorale.
La CGIL rimane una grande associazione sindacale democratica che continua a porsi nei confronti dei governi di qualsiasi colore ,come portatrice degli interessi del lavoro dipendente e dei pensionati ma non può continuare a svolgere un ruolo politico improprio che dal 2002 con la grande manifestazione del Circo Massimo si è assunta suo malgrado e che ha continuato a svolgere anche con il grande successo ottenuto dalla manifestazione del 25 Ottobre a S. Giovanni per il lavoro, la dignità e l’eguaglianza che si è rivelata un formidabile catalizzatore dell’opposizione sociale e politica al governo Renzi.
La ritrovata unità della CGIL dopo il suo congresso sul contrasto alla legge delega che la vede compatta in tutte le sue sensibilità e componenti programmatiche per ottenerne una modifica sostanziale e mantenere le tutele rappresentate in particolare da quel poco che resta dell’art. 18, è un esempio anche per la sinistra politica che dovrebbe unificarsi in un nuovo soggetto , pena la sua estinzione: è questo l’appello che convintamente anche se consapevoli della modestia della nostra forza, ci sentiamo di sottoscrivere, con l’auspicio che venga raccolto da chi ha responsabilità maggiori delle nostre.
Roma, li 29/10/2014
Fabrizio Bacchiani
Diego Castaldi
Nicolino Cavalieri
Angelo Ciaiola
Roberto Colvari
Giuseppe De Gregori
Maurizio Foffo
Massimo Luciani
Fabio Lupi
Gianni Nardone
Fabrizio Pilotti
Roberto Polillo
Pietro Rosati
Gianguido Santucci
Fabio Scurpa